Omeopatia significato

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Scopriamo insieme il significato dell’omeopatia.

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Il significato dell’omeopatia risiede nel fatto che essa è l’indirizzo terapeutico fondato sul concetto che le forme morbose vadano curate con quei farmaci che, somministrati a persone sane, inducono una sintomatologia analoga a quella considerata. Sostiene inoltre l’uso terapeutico dei farmaci a dosi infinitesimali.

Un po’ di storia sull’omeopatia

Molto tempo prima della scoperta della medicina convenzionale, ci si curava con le piante e si cercava di seguire una buona alimentazione. Durante il Medioevo, la preparazione dei farmaci, veniva affidata agli speziali, che creavano composti, ma senza sfruttare a pieno tutti i benefici derivanti dai vegetali.

La grande differenza tra la medicina classica e l’omeopatia (dal greco homoios, simile, e pathos, malattia) sta proprio nella sua definizione, coniata nella prima metà del XIX secolo dallo stesso fondatore, il medico tedesco Samuel Hahnemann.

Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza”, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia.

Le idee fondamentali dell’omeopatia

  • le medicine devono essere scelte in base ai sintomi del paziente, senza fare riferimento alla presunta malattia che li avrebbe causati;
  • l’effetto delle medicine si può scoprire solo con esperimenti su persone sane, in quanto nei malati i sintomi della malattia si confondono con quelli causati dalla medicina;
  • il “principio dei simili” (similia similibus curantur): le medicine devono essere scelte in base alla somiglianza tra i loro effetti e i sintomi del paziente;
  • le medicine devono essere date in piccole dosi;
  • il trattamento deve essere ripetuto soltanto al ripresentarsi dei sintomi.

Samuel Hahnemann

Con lui nacque l’omeopatia, ovvero: la cura grazie a dosi infinitesimali, attraverso gli stessi principi attivi capaci di provocare la malattia di cui si soffre.

Studiò medicina alle Università di Lipsia e successivamente di Erlangen, dove si laureò nel 1779. Nel 1782 sposò Johanna Kuchler,dalla quale ebbe undici figli. Negli anni successivi si spostò moltissime volte da una città all’altra della Prussia, senza praticare la professione ma interessandosi alle nuove scoperte della chimica e dedicandosi allo studio e alla traduzione di testi medici per mantenere la famiglia.

Traducendo il testo Materia Medica del medico scozzese William Cullen, Hahnemann formulò la prima ipotesi alla base dell’omeopatia. Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china (anche oggi si tratta la malaria con il chinino): Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo effetto tonico sullo stomaco; Hahnemann, con ragione rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra.

Pubblicazioni

Nell’anno 1810, Hahnemann, pubblicò il volume “Organon. Dell’arte di guarire” un’opera davvero importante per l’epoca, dove esplicita i principi base dell’omeopatia e descrive i vari effetti dei rimedi.

Nel 1821, pubblicò altri sei volumi della “Materia medica pura“, dove descrive le patogenesi in modo certosino e tutti i singoli rimedi, ancora oggi utilizzati.

Hahnemman e il suo ingegno, fecero in modo di introdurre un nuovo modo di pensare per la medicina, individuando che più un farmaco è in grado di riprodurre in un individuo sano una malattia, tanto più è probabile che il soggetto, guarisca.

L’omeopatia è l’applicazione clinica di questa legge che stabilisce un parallelismo di azione tra il potere tossicologico e il potere terapeutico di una sostanza, ovvero un veleno come il mercurio se assunto in forma omeopatica può diventare un rimedio benefico.

L’omeopatia mette in primo piano il malato e non la malattia, proponendosi di curare non tanto la patologia in sé quanto il “terreno” su cui la malattia sta agendo.

Su quali principi si basa e che significato ha l’omeopatia?

L’omeopatia, si basa su quattro principi:

Legge dei simili

Qualsiasi malattia ha sintomi ben precisi e quindi bisogna trovare una sostanza che sia naturale e capace di provocare delle simili reazioni, secondo il principio “similia similibus curantur”.

“Curare secondo la legge di similitudine” significa quindi utilizzare per la cura unicamente quelle sostanze che hanno rivelato, in soggetti sani, sintomi transitori simili a quelli mostrati da un determinato soggetto malato.

Individuazione del rimedio

L’omeopatia non individua la malattia, ma il rimedio. Ogni sostanza ha proprietà peculiari.

Una piccola dose per una guarigione

E’ bene usare dosi infinitesimali per proporre al proprio corpo degli stimoli accettabili e curarlo in modo lento ma duraturo nel tempo.

La legge di Hering

E’ tutto l’iter che una persona deve percorrere per arrivare alla guarigione. Che cosa è il metodo olistico? Nella disciplina olistica ci si concentra sull’ascolto della persona e della problematica.

Quindi verranno presi in considerazione: la sede del problema, i vari sintomi che causano il disturbo ma anche la personalità del paziente.

Omeopatia ed approcci

L’omeopata, nel particolare, può usare diversi approcci:

  • Unicista: prescrive un solo preparato atto a curare i sintomi elencati.
  • Pluralista: utilizzo di più rimedi contemporaneamente.
  • Complessivista: prevede la somministrazione di molti medicamenti per una guarigione totale dell’individuo.

La tecnica più usata è quella pluralista, poiché prevede due o anche più rimedi per la cura del disturbo. Invece, la tecnica complessivista, è usata per lo più in Germania e si basa soprattutto sull’uso di più medicinali omeopatici nello stesso preparato da diluire.

Nella maggior parte dei casi l’omeopatia non è una medicina alternativa ma di supporto. I medicinali omeopatici vengono infatti utilizzati da dottori in associazione alle medicine tradizionali. Un intervento omeopatico riuscirebbe quindi a migliorare le condizioni generali del paziente anche in caso di assunzione cronica di farmaci.

L’omeopatia si propone dunque come una medicina complementare. Non è certo un caso che la maggioranza delle persone acceda all’intervento omeopatico soltanto dopo aver subito un trattamento con farmaci tradizionali ed averne constatato l’inefficacia o l’intollerabilità.

Affiancando e/o sostituendo la medicina omeopatica a quella classica si possono così apportare notevoli benefici al malato. Questa commistione di cure non è assolutamente nociva, anzi molto spesso si nota una positiva complementarietà.

Considerazioni sul significato dell’omeopatia

Nonostante i rimedi omeopatici siano costantemente bersagliati dalle critiche degli scettici e di numerosi scienziati, secondo gli ultimi dati Doxa circa 4 italiani su 5 si dichiarano soddisfatti degli esiti delle cure. Nel nostro Paese cresce infatti costantemente il numero di persone e medici che rivendicano il ruolo alternativo e a volte integrativo dell’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale.

Soprattutto negli ultimi dieci anni ed in particolare in Francia, Inghilterra e Germania si è assistito ad una crescita esponenziale delle ricerche sull’efficacia dell’omeopatia. A volte i risultati sono entusiasmanti, altre volte meno ma complessivamente l’omeopatia ha dimostrato una certa efficacia.

In alcuni Paesi come Francia e Germania i rimedi omeopatici vengono addirittura rimborsati parzialmente o totalmente dal servizio di sanità pubblica e l’omeopatia viene praticata all’interno del Servizio Sanitario in ambulatori ospedalieri.

L’azione dell’omeopatia è più simile all’azione di un vaccino che a quella di un antibiotico. Con la medicina omeopatica si somministrano infatti sostanze simili all’agente che produce quel tipo di malattia. In questo modo si stimola una reazione immunitaria adeguata che va a rinforzare le difese dell’organismo favorendo la guarigione o prevenendo la patologia.

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