Omeopatia funziona davvero

Omeopatia funziona davvero omeopatia.altervista.org

Scopriamo insieme se l’omeopatia funziona davvero ! Quali studi, quali prove dimostrano che l’omeopatia funziona davvero ? Esistono ?

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L’omeopatia funziona? Uno studio francese lo conferma ! L’omeopatia funziona davvero.

Buone notizie per chi ha sempre creduto nell’efficacia dell’omeopatia.

Dopo 7 anni di osservazioni su migliaia di pazienti, il programma di ricerca francese, denominato EPI3, condotto su proposta dei Laboratoires Boiron, ha dimostrato che la medicina omeopatica è tanto efficace quanto quella tradizionale.

Anzi, è di aiuto nel ridurre il consumo di medicinali potenzialmente a rischio per effetti indesiderati.

Cosa ha fatto il programma EPI3 ? Omeopatia funziona davvero.

Questo ampio studio farmacoepidemiologico, è stato condotto tra il 2006 e il 2012.

Ha coinvolto 825 ambulatori di medicina generale e 8.559 pazienti francesi, con l’obiettivo di valutare i risultati dei trattamenti omeopatici prescritti per diverse patologie.

Nel particolare, si sono studiati gli effetti dei prodotti omeopatici per tre tipologie di disturbi.

Quelle per cui più spesso ci si rivolge ai medici di famiglia:

  • infezioni respiratorie
  • dolori muscolari o alle ossa
  • problemi di sonno
  • ansia e depressione.

I medici che hanno partecipato allo studio erano liberi di prescrivere solo farmaci convenzionali, solo omeopatici o entrambi.

A seconda delle diagnosi o delle opportunità di cura ritenute migliori per la salute dei pazienti.

Confrontando i risultati, è apparso che il decorso di queste malattie è simile, sia se il medico utilizza prodotti omeopatici sia se non lo fa.

In poche parole, non sono emerse differenze in termini di efficacia terapeutica, sia nel caso il paziente venisse trattato solo con medicinali tradizionali, sia se ricevesse un trattamento misto e sia se si curasse solo con la medicina omeopatica.

Le scoperte del programma EPI3

Dopo aver seguito i pazienti per un anno per valutare l’evoluzione clinica, la tipologia dei medicinali assunti e gli effetti collaterali, si è visto come, chi fosse in cura da medici esperti in omeopatia, avesse lo stesso tipo di decorso di coloro trattati con farmaci convenzionali.

Per i malati di infezioni delle vie respiratorie, il miglioramento è risultato del tutto simile, con la differenza che i pazienti trattati con l’omeopatia hanno assunto molti meno antibiotici (-57%).

Nel caso dei dolori muscoloscheletrici, pur ottenendo gli stessi risultati terapeutici, i pazienti seguiti da medici omeopatici o da medici con pratica mista, hanno ridotto il consumo di antinfiammatori (-46%) e di analgesici (-67%).

Infine, per il gruppo dei disturbi del sonno, ansia e depressione, a fronte di un miglioramento clinico corrispondente, i pazienti trattati con medicina omeopatica o mista, hanno mostrato un calo nel consumo di benzodiazepine (-71%).

Se ne deduce quindi, che gli strumenti terapeutici a disposizione di medici e farmacisti possono essere molteplici e che l’omeopatia rappresenta uno di questi.

Per altro efficace e con risultati interessanti, per i singoli pazienti e anche per la salute pubblica in generale.

Due parole sui rimedi omeopatici. Omeopatia funziona davvero.

I rimedi omeopatici sono ottenuti diluendo in acqua per un numero elevatissimo di volte, un principio attivo derivante da sostanze animali, vegetali e minerali.

In realtà le diluizioni sono talmente alte, che è praticamente impossibile ritrovare molecole del principio attivo nella diluizione.

I rimedi omeopatici, hanno un funzionamento simile a quello dei vaccini, nel senso che si curano le malattie con farmaci che, se assunti in certe quantità, possono produrre sintomi analoghi a quelli che si vogliono curare.

Vengono somministrati in granuli, globuli o soluzioni alcoliche e non hanno quasi mai controindicazioni.

Cos’è l’omeopatia?

L’omeopatia è una pratica inventata nell’Ottocento da un medico tedesco, Samuel Hahnemann, che sostiene si possa stimolare la forza vitale dell’organismo per raggiungere la guarigione dalle malattie.

Questa pratica si basa sulla teoria dei simili (“il simile cura il simile”), secondo cui per curare un sintomo bisognerebbe assumere una sostanza che ne provochi uno affine (un bruciore si dovrebbe trattare con una sostanza che provoca ugualmente bruciore, come il peperoncino; l’insonnia, con una sostanza che provoca insonnia, come il caffè, e così via).

Il secondo elemento su cui si basa l’omeopatia è la diluizione.

Il principio attivo quindi viene diluito diverse volte in acqua o alcol e poi spruzzato su globuli di zucchero (o in soluzioni liquide).

Per gli omeopati, anche se una sostanza non esiste più a livello chimico, l’acqua nella quale è diluita “ricorda”, per una sorta di “memoria” le caratteristiche di quella sostanza.

Più la sostanza di partenza è diluita e più, sempre secondo le teorie alla base dell’omeopatia, sarebbe potente.

Per attivare il preparato sarebbe infine necessario lo scuotimento, per decine di volte, del flacone che contiene la soluzione omeopatica (questa procedura si chiama “succussione” o “dinamizzazione”).

La diluizione dei preparati omeopatici è talmente elevata (da poche diluizioni a centinaia o migliaia) da non avere più traccia del principio attivo di partenza nel prodotto finale.

D’altronde, per legge, un prodotto per essere venduto come omeopatico non deve contenere più di un centesimo della più piccola dose utilizzata nelle medicine prescrivibili, e quindi, per legge, non può essere venduto un prodotto che contenga un dosaggio di principio attivo farmacologicamente efficace.

L’omeopatia funziona? Omeopatia funziona davvero.

Sebbene vi siano pubblicazioni di vari studi, allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche (quella dei simili, la succussione o l’utilità delle diluizioni per potenziare i rimedi) secondo i canoni classici della ricerca scientifica.

Infatti, diversi studi condotti con una metodologia rigorosa hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici.

Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli che si ottengono con un placebo (una sostanza inerte).

D’altra parte sarebbero numerose le testimonianze personali che riferiscono di successi terapeutici dovuti all’omeopatia, ma questi potrebbero essere facilmente spiegabili con l’effetto placebo, con il normale decorso della malattia o con l’aspettativa del paziente.

L’effetto placebo è conosciuto da tempo, ha una base neurofisiologica nota e funziona anche su animali e bambini, ma il suo uso in terapia è eticamente discutibile e oggetto di dibattito.

D’altra parte, i presunti meccanismi di funzionamento dell’omeopatia sono contrari alle leggi della fisica e della chimica.

Anche l’annuncio di un ricercatore francese di aver scoperto una prova dell’esistenza della “memoria dell’acqua”, nel 1988, venne smentito da un esperimento di controllo, mentre i suoi risultati non sono mai più stati riprodotti da altri laboratori.

Lo studio, pubblicato su un’importante rivista scientifica, fu quindi ritirato.

L’uso dell’omeopatia è un’abitudine molto limitata e in continua diminuzione, rappresenta infatti meno dell’uno per cento dei prodotti venduti in farmacia in Italia.

L’omeopatia è sicura?

Essendo una terapia basata su sostanze in quantità infinitesimali o inesistenti non vi sono rischi di effetti collaterali o pericolosi, ma sono comunque riportati eventi avversi gravi dovuti a errori di fabbricazione o contaminazione.

Curare con la sola omeopatia malattie serie può inoltre esporre a problemi ulteriori, anche gravi, perché può ritardare il ricorso a medicine efficaci e curative.

Come comportarsi e quali limiti? Omeopatia funziona davvero.

In Italia l’omeopatia può essere praticata solo da medici chirurghi abilitati alla professione.

Questa norma non intende attribuire una base scientifica a questa pratica, ma solo garantire da una parte il diritto alla libertà di scelta terapeutica da parte del cittadino.

Dall’altro un uso integrativo e limitato alla cura di disturbi poco gravi e autolimitanti, evitando il rischio di ritardare una diagnosi più seria o che il paziente stesso sia sottratto a cure di provata efficacia.

In ogni caso, il medico deve specificare che il prodotto non agisce su basi scientificamente provate e raccogliere il consenso da parte del cittadino, secondo quanto prescritto dall’articolo 15 del Codice di Deontologia Medica.

Cosa dice la Legge?

L’Ordine dei Medici è ente sussidiario dello Stato e deve rispettare e far rispettare le normative vigenti.

L’omeopatia è ricompresa tra le “medicine non convenzionali” (MNC) così come definite dalle Risoluzioni n. 75/1997 del Parlamento Europeo e n. 1206/1999 del Consiglio d’Europa, risoluzioni con le quali le istituzioni europee hanno invitato gli Stati membri ad affrontare i problemi connessi all’utilizzo delle medicine non convenzionali in modo da garantire ai cittadini la più ampia libertà di scelta terapeutica, assicurando loro il più alto livello di sicurezza e di corretta informazione. Sono questi i livelli in cui collocare l’attività dei medici e degli Ordini.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la risoluzione WHO 56.31 del 28 maggio 2003, ha poi spinto gli Stati membri a formulare e implementare politiche e regolamenti nazionali nel campo delle medicine non convenzionali, con particolare attenzione alla formazione del personale.

La Conferenza Stato-Regioni del 7 Febbraio 2013 ha sancito l’accordo con il quale definisce i “criteri e le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dell’esercizio dell’omeopatia da parte dei medici chirurghi, degli odontoiatri, dei veterinari e dei farmacisti a tutela della salute e del corretto esercizio della professione”. In tale accordo, ravvisata l’opportunità di tutelare “la libertà di scelta del cittadino e quella di cura del medico e dell’odontoiatra, entrambe fondate su un rapporto consensuale e informato.

Sul rispetto delle Leggi dello Stato e dei principi della deontologia professionale” si conviene che:

L’omeopatia è definita come metodo diagnostico e terapeutico, basato sulla “legge dei simili”, che afferma la possibilità di curare un malato somministrandogli una o più sostanze in diluizione che, assunte da una persona sana, riproducono i sintomi caratteristici del suo stato patologico.

Nella definizione di omeopatia sono comprese tutte le terapie che utilizzano medicinali in diluizione come specificato dal Decreto Legislativo n° 219 del 24/4/2006 e successivi atti.

L’omeopatia costituisce atto sanitario.

È attività riservata perché di esclusiva competenza e responsabilità professionale del medico chirurgo, dell’odontoiatra, del veterinario e del farmacista, ciascuno per le rispettive competenze.

L’omeopatia è considerata sistema di diagnosi, di cura e prevenzione che affiancano la medicina ufficiale avendo come scopo comune la promozione e la tutela della salute, la cura e la riabilitazione.

A tutela della salute dei cittadini vengono istituiti presso gli Ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri gli elenchi dei professionisti che esercitano l’omeopatia.

Per la valutazione dei titoli necessari all’iscrizione di detti elenchi, gli Ordini professionali istituiscono specifiche commissioni.

Cosa dice il Codice Deontologico? Omeopatia funziona davvero.

Il Codice di Deontologia Medica, nel testo approvato nel 2014, regolamenta l’esercizio delle medicine non convenzionali all’articolo 15.

Art. 15 Sistemi e metodi di prevenzione, diagnosi e cura non convenzionali

Il medico può prescrivere e adottare, sotto la sua diretta responsabilità, sistemi e metodi di prevenzione, diagnosi e cura non convenzionali nel rispetto del decoro e della dignità della professione.

Non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia.

Il medico garantisce sia la qualità della propria formazione specifica nell’utilizzo dei sistemi e dei metodi non convenzionali, sia una circostanziata informazione per l’acquisizione del consenso.

Non deve collaborare né favorire l’esercizio di terzi non medici nelle discipline non convenzionali riconosciute quali attività esclusive e riservate alla professione medica.

Il Consiglio Nazionale del 24 marzo 2018 ha accolto la richiesta del Presidente Anelli di istituire una commissione che riveda la posizione della FNOMCeO in tema di omeopatia.

L’Omeopatia funziona, dimostrazione della fisica quantistica.

Come funziona, perché funziona e quali sono le basi scientifiche su cui si fonda.

È arrivato sulla mia scrivania fresco di stampa qualche mese fa il bellissimo libro Omeopatia.

L’acqua che cura scritto da Nicola e Marta Del Giudice, entrambi medici omeopati, rispettivamente fratello e nipote di Emilio Del Giudice, il grande fisico scomparso solo un anno fa di cui abbiamo avuto l’onore di pubblicare diverse interviste nel corso degli anni.

Oggi che sono io mama di due bimbi, vedo che per un mal di gola, una febbre, una tosse si può andare in farmacia e spesso si viene indirizzati verso un medicinale omeopatico da banco e che più o meno tutte le mamme che conosco hanno provato l’omopatia per se stesse e i loro bimbi.

Che cosa è cambiato in questi anni? Omeopatia funziona davvero.

E soprattutto l’omeopatia è quella che ci propone il farmacista consigliandoci un rimedio da banco?

È cambiato l’approccio all’omeopatia che prima era vista come una sorta di stregoneria e adesso è diventata, purtroppo, una moda.

Quello che è rimasto invariato è la mancanza di conoscenza, perché se nel passato l’omeopatia non si utilizzava perché non si conosceva, oggi si prende ma non si sa cosa si sta prendendo.

È vero che i rimedi omeopatici vengono utilizzati di più, ma senza cognizione di causa, soprattutto quando si utilizzano come farmaci da banco.

In questo senso l’omeopatia ha un tipo di prescrizione diversa dall’allopatia: in seno all’omeopatia rivolgersi al medico o al farmacista dicendo che si ha la tosse non significa nulla.

Omeopatia funziona davvero. Indaghiamo sul sintomo

L’omeopata che sia realmente tale ha bisogno di indagare meglio il sintomo, e, ad esempio, cercherà di capire dal paziente come è questa tosse, in quali momenti della giornata di presenta, con quale intensità ecc. ecc.

In omeopatia abbiamo 4 o 5 rimedi per la tosse, dipende appunto da che tipo di tosse è.

L’omeopatia da banco, per concludere, non ha molto senso: accanto a una maggiore frubilità del rimedio omeopatico, che è quello cui assistiamo oggi, dobbiamo lavorare per far capire a medici, farmacisti e pazienti che l’omeopatia non funziona con i criteri dell’allopatia.

Acqua fresca, palline di zucchero, placebo: chi non “crede” all’efficacia del metodo omeopatico lo bolla come roba da ciarlatani, chi lo prova poco convinto lo fa pensando che tanto male non può fare.

In ogni caso nessuno dei due sa bene come funziona l’omeopatia.

Quali sono le basi scientifiche dell’omeopatia?

Le basi scientifiche dell’omeopatia in questi ultimi tempi vanno rafforzandosi sempre di più, in quanto sta emergendo un nuovo paradigma all’interno del quale l’omeopatia trova la sua ragione di essere.

Le basi scientifiche dell’omeopatia vanno ricercate nell’acqua.

Tutti sappiamo che l’uomo è formato per il 75-80% di acqua e mentre la medicina tradizionale si occupa del restante 20%, non possiamo fare a meno di chiederci e di indagare quale funzione deve avere l’acqua all’interno del nostro corpo, se è così abbondante qualche funzione importante deve pure averla!

Studiando l’acqua e perfezionandosi lo studio della coerenza elettrodinamica quantistica, abbiamo cominciato a intravedere la possibile spiegazione dei meccanismi di funzionamento del rimedio omeopatico.

Si è visto che l’acqua è in grado di codificare informazioni, in quanto essa può strutturarsi secondo domini di coerenza ovvero un insieme di molecole che si uniscono e, risuonando allo stesso ritmo, ruotano e pulsano all’interno di un campo magnetico.

Dominio di coerenza, Omeopatia funziona davvero.

La caratteristica del dominio di coerenza è quella di resistere anche a situazioni molto forti e di impedire alle molecole di uscire fuori dalla coerenza per effetto di altre molecole che circolano nel liquido.

Il dominio di coerenza oscilla e l’oscillazione superiore è molto vicina alla soglia di libertà di un elettrone: siccome ci troviamo in uno stato di coerenza di fase, l’elettrone quando “salta” su una molecola vicina si trascina dietro tutti gli altri elettroni per cui il dominio di coerenza comincia a ruotare.

Ma noi sappiamo che una carica elettrica che si muove in un campo genera un campo magnetico ortogonale che può interagire con altri campi veicolati dalla sostanza.

Qui ci riunivamo in una decida di studiosi tutti interessati a capire il funzionamento dell’omeopatia e conseguentemente dell’acqua.

Cominciammo a chiederci che cosa ci potesse essere nell’acqua che era in grado di curare.

Ci accorgemmo ben presto che l’acqua poteva memorizzare informazioni.

La porta si era aperta e con questa porta si erano aperte varie possibilità di studio, tra cui quelle più specifiche per il campo di lavoro di mio fratello, ovvero la fisica quantistica.

Parlando di omeopatia, possiamo secondo voi definirla medicina quantistica? Perché?

Per le ragioni precedentemente dette, perché nella fisica classica non esiste l’automovimento: un oggetto si sposta quando c’è una forza che lo spinge e la direzione è data dalla forza che lo spinge, non dalle caratteristiche dell’oggetto in sé.

La fisica classica però non riesce a dare conto di alcuni fenomeni che occorrono nei corpi viventi, ad esempio come si incontrano le molecole e qual è la via di comunicazione tra mente e corpo, in che maniera la mente parla al corpo e così via.

Questi quesiti hanno cominciato a trovare delle risposte nella fisica quantistica e il rimedio omeopatico si può studiare solo nell’ottica della fisica quantistica.

La fisica quantistica ci ha aperto una porta importante: come diceva Hahnemann: «io ho dato uno spunto e ho aperto una porta, voi continuate»… e noi abbiamo obbedito.

La maggior parte delle persone pensa che l’omeopatia non possa curare le malattie gravi e che quindi vada bene solo per raffreddore e tossina: è davvero così?

Assolutamente no, anzi l’omeopatia è nata proprio come cura per le malattie croniche, in quanto Hahnemann fece un trattato proprio su questo tema.

Quando la medicina omeopatica lavora sul sintomo acuto si tratta di una adattamento dell’omeopatia, in quanto essa nasce e viene definita come medicina costituzionale: essa cura l’individuo nella sua globalità, in quelli che sono nel complesso tutti i suoi aspetti e le sue patologie croniche, se al momento sono manifeste.

Ma la cosa seconodo me più interessante che fa della medicina omeopatica una vera e propria forma di medicina preventiva è che una volta fatta l’analisi costituzionale della persona, ecco che l’omeopatia ci indica anche le potenzialità patologiche della persona, ovvero le malattie di cui può ammalarsi nel futuro.

Quindi se c’è una patologie cronica aiuta nel miglioramento della persona e quindi nella guarigione della persona dalla malattia, nello stesso tempo se ci sono delle basi che indicano che c’è una possibilità patogena di ammalarsi di una determinata malattia, correggendo il terreno si riesce anche a evitare che delle patologie croniche insorgano.

Un’altra credenza è quella secondo cui l’omeopatia non funziona in acuto, perché il rimedio impiega troppo tempo a fare effetto.

L’omeopatia funziona? Omeopatia funziona davvero.

L’omeopatia è un sistema di cura alternativo alla medicina convenzionale e parte dalla convinzione che i simili sono curati dai simili. Ma funziona davvero?

L’omeopatia è un sistema di cura alternativo alla medicina convenzionale, ideato e sviluppato nel 1790 dal medico tedesco Samuel Hahnemann a partire dalla convinzione che i simili sono curati dai simili.

Per definire il suo metodo di cura, Hahnemann coniò il termine omeopatia dal greco omios (somigliante/simile) e pathos (sofferenza/malattia).

Secondo Hahnemann, una qualunque sostanza, che assunta in dosi ponderali da un soggetto sano può causare segni e sintomi patologici, è in grado, se somministrata in dosi estremamente diluite, di curare un soggetto malato con quegli stessi segni e sintomi patologici.

Schematizzando si può dire che l’omeopatia si basa su tre principi. Vediamo di seguito quali.

Principio dei simili

Secondo il principio dei simili (Similia similibus curantur), qualunque sia la causa dei sintomi di cui soffre una persona, questa servirà anche come cura dei sintomi.

Questo implica che la malattia può essere curata da una sostanza che se venisse somministrata a soggetti sani produrrebbe sintomi identici a quelli che si vogliono curare.

Principio delle dosi infinitesimali

L’effetto dei simili sarebbe potenziato dalla ripetuta diluizione della sostanza in acqua. In base alla diluizione i rimedi omeopatici vengono divisi in tre categorie:

  • a bassa diluizione, ovvero dalle diluizioni decimali sino alla settima centesimale;
  • a media diluizione, ovvero dalla settima centesimale alla trentesima centesimale;
  • ad alta diluizione, ovvero dalla trentesima centesimale in su.

Le “diluizioni decimali hahnemanniane” hanno un rapporto sostanza/soluzione di uno a dieci, cioè per ogni parte della sostanza curativa ci sono dieci parti di acqua.

Queste diluizioni si indicano con la sigla D seguita dal numero di diluizioni operate; per esempio, D6 indica un numero di sei diluizioni nel rapporto di uno a dieci.

Quanto più viene diluita una sostanza tanto più potente dovrebbe essere il rimedio.

Ad esempio: se si prende una sola goccia di una sostanza e la si miscela con 99 gocce di acqua si ottiene una diluizione “centesimale”.

Una goccia di centesimale unita ad altre 999 gocce di acqua produce una diluizione 2 centesimale, indicata come 2C; in questo modo si avrà una miscela con il 99,99% di acqua e lo 0,01% della sostanza attiva.

Procedendo di questo passo si può arrivare sino a diluizioni 6C o 30C e oltre. Alla diluizione 12C si supera il limite di Avogadro, cioè il punto in cui è probabile che nella miscela non vi sia alcuna traccia della sostanza di partenza.

Esiste anche la possibilità di diluizioni 1: 50.000, perciò dette cinquantamillesimali, contrassegnate dalla sigla LM.

Principio della dinamizzazione

Secondo Hahnemann una vigorosa agitazione e percussione del flacone in cui è contenuta la diluizione omeopatica (succussioni, ovvero scuotimenti, in senso verticale) farebbe aumentare in maniera importante la potenza del rimedio.

Prendendo spunto da ciò che faceva Hahnemann (si dice che battesse per 100 volte il contenitore del rimedio sulla Sacra Bibbia), a ogni passaggio di diluizione, il preparato va sottoposto anche al processo di dinamizzazione.

Questo procedimento avrebbe lo scopo di sprigionare la qualità e la potenzialità energetica della sostanza medicamentosa (in omeopatia si parla tradizionalmente di “rimedio”).

L’omeopatia moderna ipotizza che questo processo di potenziamento permetta all’acqua di diluizione di mantenere la memoria o le vibrazioni della sostanza originale.

Rimedi omeopatici. Omeopatia funziona davvero.

Per preparare i rimedi omeopatici che si trovano in commercio (in questo articolo abbiamo fatto chiarezza sull’Oscillococcinum), possono essere usate sostanze di varia origine: vegetale, animale, minerale, chimica.

Il processo di preparazione segue i principi tradizionali della diluizione e della dinamizzazione descritti in precedenza.

Nella preparazione di rimedi omeopatici di origine vegetale si parte solitamente dalla tintura madre.

Si tratta di una preparazione che si ottiene mettendo a macerare una quantità definita di una pianta medicinale, fresca o secca, in una miscela di acqua e alcool.

I processi progressivi di diluizione (decimali o centesimali) cui viene sottoposta la tintura madre, ognuno intervallato da succussioni (o dinamizzazioni), fanno sì che nei rimedi omeopatici della pianta medicinale originale rimanga ben poco.

Le teorie di Hahnemann e il mondo scientifico “convenzionale”

Il mondo medico ufficiale è ancora molto lontano dall’accettare le teorie di Hahnemann. Molti scienziati ritengono che credere ai principi dell’omeopatia equivalga a gettare alle ortiche 200 anni di ricerche e avanzamenti nel campo della biologia, farmacologia, chimica e fisica.

Le critiche più severe riguardano proprio le teorie della diluizione e della dinamizzazione per lo sprigionamento della potenza farmaceutica, e quella della “memoria dell’acqua”.

Nessuna di queste teorie è stata ancora confermata con le sperimentazioni tipiche della scienza moderna.

D’altro canto i medici favorevoli all’omeopatia sostengono che non è stato possibile confermare la veridicità delle teorie di Hahnemann, perché non sono state svolte ricerche sufficientemente approfondite sugli effetti delle soluzioni ultra-diluite sui sistemi biologici (su singole cellule, sull’animale, sul corpo umano).

Omeopatia: funziona davvero?

L’omeopatia viene usata in tutto il mondo per curare disturbi di vario genere.

I medici che la praticano e le persone che la utilizzano sostengono con fermezza l’efficacia dei rimedi omeopatici.

In letteratura si trovano testimonianze positive anche a proposito dell’uso dei rimedi omeopatici negli animali.

Dall’analisi complessiva dei risultati delle varie ricerche effettuate fino a ora, però, non si possono trarre conclusioni definitive che permettano di rispondere «si» alla domanda «funziona l’omeopatia?».

Questo vale sia per il suo utilizzo sull’uomo che per quello sull’animale.

Per il mondo medico ufficiale il senso di miglioramento che molte persone dichiarano di percepire durante un trattamento omeopatico sarebbe dovuto esclusivamente a un effetto placebo.

Cioè all’effetto psicologico di rassicurazione che deriva dal fatto di assumere qualcosa che siamo convinti che ci farà guarire.

Per i sostenitori dell’omeopatia, la mancanza di prove certe a sostegno della efficacia dei rimedi omeopatici sarebbe dovuta alla inadeguatezza dei metodi di studio che sono stati usati.

Secondo loro, i metodi di ricerca della medicina convenzionale, in cui vengono coinvolti gruppi di pazienti molto simili per le caratteristiche generali e per il tipo e l’intensità della malattia, sono poco adatti per valutare un trattamento fortemente personalizzato come quello omeopatico.

Detrattori e sostenitori sono quindi in posizioni ancora contrapposte.

Certo è che, alla luce delle conoscenze disponibili a oggi, ottenute con i metodi di ricerca della medicina convenzionale, non ci sono ancora prove scientifiche sufficienti per affermare con certezza che i preparati omeopatici funzionano davvero.

Informazioni sui rimedi omeopatici

In Italia i rimedi omeopatici registrati con procedura semplificata non possono vantare nessuna azione terapeutica.

Per poter affermare che un prodotto omeopatico ha una efficacia terapeutica si deve procedere a una registrazione con procedura “non semplificata” secondo le norme indicate dagli articoli 8, 10, 11, 12, 13 e 14 del DL 24 aprile 2006 n. 219.

In questo caso a conferma dell’efficacia del prodotto devono essere portati i risultati di prove farmaceutiche e i risultati di test pre clinici e clinici.

Visto che spesso le aziende non dispongono di dati di questo tipo, la gran parte dei prodotti viene registrata con procedura semplificata.

Attribuire attività terapeutiche a un prodotto registrato con procedura semplificata è considerato pubblicità ingannevole.

I problemi con la pubblicità e con quanto si dichiara sull’etichetta del prodotto sono alla base anche di quanto accaduto negli Stati Uniti nel 2012, alla maggiore delle case produttrici di rimedi omeopatici.

L’azienda era stata accusata di pubblicità ingannevole da un’associazione di consumatori statunitensi (molte persone si erano messe insieme per fare una denuncia collettiva, cioè una class action).

Il giudice ha riconosciuto che le scritte sulle confezioni di alcuni prodotti, molto noti e diffusamente venduti, erano ingannevoli perché nei prodotti stessi non erano contenuti principi attivi efficaci contro le malattie cui si faceva riferimento nell’etichetta.

L’azienda ha scelto di patteggiare e chiudere la class action pagando ai consumatori un risarcimento di 5 milioni di dollari.

L’azienda è stata anche costretta a dichiarare nelle etichette dei suoi prodotti che sia il metodo di diluizione sia il prodotto stesso non sono mai stati valutati e approvati dalla Food and Drug Administration (Agenzia per la sicurezza dei cibi e dei farmaci statunitense).

Il libero arbitrio nella scelta delle cure. Omeopatia funziona davvero.

In particolare negli ultimi dieci anni è cresciuta molto la consapevolezza dei pazienti di quanto sia importante essere informati sui propri problemi di salute ed essere partecipi del processo di decisione delle cure.

Parlando dei bambini è indispensabile che i genitori abbiano ben chiari i rischi e i benefici di ogni decisione terapeutica che viene presa. Il pediatra (attenendosi a ciò che si conosce sulla base di regole scientifiche convenzionali) deve informare chiaramente mamma e papà di quanto si sa realmente sull’efficacia dei rimedi omeopatici.

Un’informazione completa, libera da pregiudizi e obiettiva, permette ai genitori di fare scelte realmente autonome, razionali e consapevoli.

Se dopo essere stato adeguatamente informato su ciò che realmente ci si può attendere dalla omeopatia, un genitore sceglie di curare il figlio con un rimedio omeopatico, la sua scelta va rispettata, salvo che non sussistano condizioni di rischio per la salute.

Quando usare un farmaco omeopatico può essere un problema

Per tutto quanto si è detto in precedenza, decidere di usare l’omeopatia, come terapia isolata, può non essere la scelta appropriata in certi momenti della vita e per determinati problemi di salute.

Il National Center for Complementary and Integrative Health degli USA ha pubblicato delle indicazioni di prudenza che è saggio seguire:

Non usare l’omeopatia per rimpiazzare un trattamento convenzionale di provata efficacia.

Se per un determinato problema di salute esiste un trattamento medico di provata efficacia e sicuro, non è prudente sostituirlo con un rimedio omeopatico prima di utilizzare un rimedio omeopatico è meglio parlarne con il medico curante.

Ciò in particolare se si è in gravidanza, si sta allattando o se chi deve assumere il prodotto è un bambino non usare l’omeopatia per sostituire i trattamenti immunizzanti convenzionali (non c’è alcuna certezza né per gli adulti né per i bambini che i rimedi omeopatici funzionino come vaccini).

Il dibattito sull’omeopatia è finito. Usarla per curarsi non serve a niente

In Europa più di 100 milioni di persone fanno uso di omeopatia.

Secondo omeoimprese più del 20% degli italiani userebbe l’omeopatia almeno una volta l’anno.

Un pediatra su tre prescrive abitualmente rimedi omeopatici.

Ed è notizia recente quella che 3.000 medicinali omeopatici entreranno dal 2019 dentro il prontuario.

Questo risultato è straordinario se pensiamo che stiamo parlando di un metodo di cura inventato agli inizi dell’Ottocento da Samuel Hahnemann, un medico tedesco figlio di un decoratore di porcellane, rimasto sostanzialmente invariato da allora.

Come molti italiani, anche io sono diviso nel mio giudizio sull’omeopatia.

Una parte di me crede che si tratti di una pseudo-cura senza alcun valore scientifico che in alcuni casi però potrebbe mettere in pericolo la salute di chi ne fa uso, l’altra pensa sia il modo migliore di osservare come funzioni il darwinismo.

Ma come funziona l’omeopatia?

Il concetto di base è lo stesso dei vaccini: ciò che provoca una malattia può essere utilizzato anche per la sua cura.

Ma Hahnemann si è convinto che il miglior modo di mettere in pratica questa intuizione fosse con la diluizione.

Omeopatia funziona davvero.

Il concetto che sta alla base dell’omeopatia in realtà è piuttosto semplice.

Prendiamo una tazzina di espresso.

Da questa preleviamo una goccia e la diluiamo in 99 gocce d’acqua.

Questa diluizione è chiamata 1CH (diluizione centesimale di Hannehman).

Se prendiamo una goccia del risultato di questa diluizione e la diluiamo a sua volta in altre 99 gocce otteniamo la 2CH.

Quando nelle confezioni in farmacia leggete la scritta “60CH” significa che questo procedimento è stato ripetuto 60 volte.

Il problema è che già dopo la dodicesima diluizione non si troverà più nessuna molecola di caffè. Voi berreste una tazzina di espresso che contiene solo acqua?

Solo degli idioti o dei francesi continuerebbero a chiamarlo “caffè”.

Eppure, secondo i criteri omeopatici, più il principio attivo viene diluito e più il risultato sarebbe potente.

Quindi più il numero che precede “CH” è alto più il rimedio sarebbe efficace. In commercio si trovano composti che arrivano addirittura a 1000CH.

Per la scienza è facile dimostrare quanto questo sia sciocco, ma i medici omeopati hanno una risposta: l’acqua ha una memoria.

E si attiva con la “succussione”, una di quelle parole che amano usare i laureati che mettono come professione “Filosofo” su Facebook, ma che significa semplicemente “scuotere”.

Per “attivare” questa memoria Hahnemann prendeva il flacone con la diluizione e lo sbatteva 100 volte sopra una Bibbia rilegata in cuoio.

Ecco come l’acqua si ricorda il trauma di essere stata toccata dal principio attivo. Yeah, science!

Tutto questo sarebbe stato provato quasi 100 anni dopo grazie a uno studio di Jacques Benveniste pubblicato nel 1988 (con la specifica richiesta da parte del direttore della rivista di una ripetizione su basi controllate) su Nature; studio che proprio Nature sbugiarda due mesi dopo con articolo-resoconto intitolato Alta diluizione, un’illusione.

In realtà la scienza in questo caso si rivela superflua, esiste un altro metodo per testare la reale efficacia dei farmaci: le celebrità cadute in disgrazia.

Il modo migliore per testare l’efficacia di un qualsiasi farmaco è contare quanti cantanti famosi quando avevi quindici anni ha ucciso.

Il giorno che su Twitter leggerò del leader di un gruppo nu-metal morto per un cocktail di alcool e aranciavitaminimum CH1000 sarà il giorno in cui crederò che non contiene solo zucchero.

E qualcuno ci ha già provato a morire di overdose omeopatica.

James Randi, storico e popolare divulgatore scientifico americano, all’inizio di ogni speech ingurgita un’intera confezione di sonniferi omeopatici.

E dopo dieci anni di conference non solo, ovviamente, non è mai morto, ma non si è nemmeno assopito.

“L’omeopatia è prendere una medicina che funziona,” dice Randi nel suo TED, “e diluirla al punto tale da farla sparire completamente.”

Purtroppo, di morti non famose, ne abbiamo avuto invece notizia da tutto il mondo.

In Italia, di recente, il bambino di 7 anni morto di un’otite e uno di 4 di polmonite.

Entrambi curati esclusivamente con rimedi omeopatici.

Negli Stati Uniti la CNN ci parla di dieci morti di neonati che potrebbero essere collegabili all’utilizzo di un rimedio omeopatico per i dolori legati alla dentizione.

Scientific American, riporta il dolore delle centinaia di famiglie che lo utilizzavano.

I bambini perdevano conoscenza, avevano convulsioni o smettevano di respirare. Nei casi più gravi diventavano blu e quindi morivano.

La FDA, l’ente governativo americano che regolamenta i farmaci, ha messo sotto indagine l’azienda dopo 370 casi simili e ha costretto il rimedio al ritiro dal mercato.

Sempre la FDA, dal novembre 2016, ha costretto tutti i prodotti omeopatici a riportare sull’etichetta la dicitura “non esiste alcuna prove scientifica che questo prodotto funzioni”.

E mentre da noi entrano nel prontuario, in Inghilterra escono dai rimedi coperti dal sistema sanitario nazionale per lo stesso motivo: non ci sono prove della loro efficacia.

E quando l’omeopatia non funziona ? Omeopatia funziona davvero.

La risposta, quando l’omeopatia non funziona, è sempre la stessa: l’errore è stato non usare il rimedio omeopatico affiancandolo alle cure tradizionali.

“I medicinali omeopatici sono complementari a quelli allopatici”, lo afferma anche il presidente della più grossa azienda produttrice di medicinali omeopatici al mondo.

Quindi se vado in un privè in cui non sarei potuto mai entrare abbracciato a Ryan Gosling e mi porto a casa una tipa è assolutamente merito mio, se ci ritorno la sera dopo da solo e l’unica cosa che tocco è la vacuità dell’esistenza umana, si rafforza il fatto che la sera prima ho avuto successo solo per il mio fascino straordinario.

Cosa?

Questa frase non ha senso, ma, se la ricollochiamo nel contesto omeopatico, per milioni di persone diventa assolutamente logica.

Secondo una ricerca ISTAT, il 73,5% di chi fa uso di rimedi omeopatici li affianca a medicinali tradizionali, contro il 17% che evita in modo assoluto gli allopatici.

Qual è la percentuale di chi si ritiene soddisfatto di curarsi con l’omeopatia? Il 73%.

E tutto questo si ripete costantemente. Situazioni che in altri contesti non avremmo problemi a considerare delle gigantesche cazzate improvvisamente sono la “prova scientifica” della bontà delle cure omeopatiche.

Un’intera “scienza” che si fonda su “mio zio Peppino e io curiamo così l’influenza da 37 anni e dopo 12 giorni ci passa tutto, quindi funziona”.

Nel 2012 Medbunker ha pure sfidato la presidente della Società italiana di medicina omeopatica: stabilire, con qualsiasi mezzo avesse voluto, in un esperimento pubblico, quali fossero fra 20 granuli i dieci omeopatici e i dieci di zucchero.

“Non ha risposto al mio invito”, scrive il noto sito di debunking, “presumo che non abbia modo di dimostrare le sue ragioni”.

Perché, quindi, nel 2017 l’omeopatia ha ancora così successo? Omeopatia funziona davvero.

Perché è una forma di “medicina-alternativa” che non viene utilizzata come ultimo rimedio da persone senza altra speranza in casi angoscianti e impossibili, ma perché rappresenta uno status symbol sociale ed economico.

Bisogna pagare (all’ora) il “professionista” omeopata per la visita e sostenere da soli i costi di rimedi non coperti dalla mutua. Il mio elettrauto mica se lo può permettere.

Ogni singola ricerca condotta sul mercato italiano dà la medesima risposta: i consumatori principali di prodotti omeopatici sono persone con un’istruzione alta o medio-alta che vivono nel nord Italia.

Dirigenti, imprenditori, impiegati, liberi professionisti.

E più le regioni sono benestanti, più sale l’utilizzo. Bolzano è la provincia più ricca d’Italia ed è anche la provincia in cui l’omeopatia risulta essere più diffusa.

Secondo i rilevamenti ISTAT il 17% dei bolzanini ne fa uso. In Puglia, Basilicata e Calabria non si arriva neppure all’1%.

Omeopatia e metodo stamina

L’omeopatia è il “Metodo Stamina” delle sciure milanesi che fanno yoga e vanno in vacanza a Ponza.

È il tardo capitalismo che preferisce pagare di più per qualcosa che non funziona, piuttosto che curarsi come il sottoproletariato con il medico della mutua.

È Steve Jobs che muore di un cancro perfettamente curabile perché auto-convintosi che la “medicina-alternativa” sarebbe bastata.

Per loro l’omeopatia funziona perché tutti dicono che non funziona.

Viviamo in un universo in cui esiste la “medicina-alternativa”.

Un giorno qualcuno si è svegliato e ha pensato “Sai che c’è? Sai quella cosa che ha sempre funzionato? Vorrei l’alternativa a quello.”

Ma il suffisso “-alternativa” non viene mai utilizzato per tipo la “pasta” o il “profumo”, solo per cose di poca importanza, come la scienza che lavora per mantenere funzionanti tutti i tuoi organi vitali.

Parliamo di lotta alle fake news, discutiamo di combattere la propaganda omicida contro i vaccini, ma possiamo tranquillamente camminare in una qualsiasi città italiana e incontrare dozzine di farmacie in cui abbiamo rinchiuso persone che hanno studiato 5 anni farmacia per vendere le “cure” inventate da un tizio che prendeva a pugni la Bibbia con l’acqua.

Le scritte “farmacia omeopatica” mortificano ricercatori, scienziati e chiunque svolga una professione basata su fatti dimostrabili.

Come i medici spiegano l’omeopatia. Omeopatia funziona davvero.

Come spiegano i “medici” omeopati tutte le prove schiaccianti contro la loro pratica?

Parlando del “grande complotto di Big Pharma” che userebbe soldi, potere e influenza per promuovere solo gli studi negativi nascondendo quelli che proverebbero l’efficacia dell’omeopatia.

La questione viene letteralmente vissuta come Davide vs. Golia da molti di loro; Big Pharma agli occhi della “medicina alternativa” è un nemico ideologico disegnato con lo stesso spessore intellettuale di un antagonista di Naruto.

Ma è proprio perché parliamo di Big Pharma che questa critica risulta priva di senso.

Considerando che nel bilancio di un’azienda farmaceutica “Ricerca & Sviluppo” risulta essere uno dei reparti che brucia più soldi di tutti, i primi a saltare sopra al carro dell’omeopatia dovrebbero essere proprio le “malvagie” megacorporazioni farmaucetiche che potrebbero così moltiplicare istantaneamente i loro guadagni.

Se l’omeopatia funzionasse realmente Pfizer e Bayer starebbero già producendo versioni omeopatiche di Viagra e Aspirina®, o nuovi medicinali a base di acqua e zucchero.

Perché non ottimizzare drasticamente i costi operativi subappaltando l’intero reparto di ricerca alla Ferrero?

Altri vanno oltre il complotto e parlano di puro e semplice odio.

Lifegate, la radio che è riuscita a unire lo smooth-jazz alle coppette mestruali, ha intervistato il presidente di una società farmaceutica omeopatica italiana che si è lamentato proprio di questo.

Grazie a questo storico documento di giornalismo scopriamo il termine “omeo-fobia”, utilizzato contro chi dimostra “un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dell’omeopatia”.

Come possiamo capire se siamo omeofobici?

“Quando”, continua il presidente “omeopatico”, “Si ritiene che un medicinale che non contiene, o contiene pochissima quantità di, principio attivo, non possa avere una sua efficacia terapeutica”.

Pensate, in questo orribile mondo pieno di persone omeofobiche, ora non puoi più nemmeno produrre un medicinale che non contiene nulla.

Dove andremo a finire?

Di questo passo un giorno potrebbe diventare illegale vendere su eBay delle scatole con un mattone dentro al posto di un Macbook.

Omeopatia funziona davvero? Scopriamolo

L’omeopatia è la più diffusa tra le medicine non convenzionali, tanto che oltre 10 milioni di Italiani sono ricorsi almeno una volta ai rimedi omeopatici (il numero di persone che segue l’oroscopo è nettamente superiore, ma questo non significa che l’astrologia predica il futuro).

Con questa breve frase abbiamo reso perfettamente l’idea di quanto scottante sia attualmente l’argomento omeopatia.

In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un continuo susseguirsi di studi che puntualmente finiscono con il fornire dati completamente diversi tra loro.

Il povero consumatore frastornato da tutto questo clamore non sa più che pesci pigliare, da una parte si sente attratto dall’omeopatia in quanto disciplina alternativa e per questo affascinante, dall’altro teme di pagare sulla sua pelle la presunta inutilità delle cure omeopatiche.

In questo articolo cercheremo di dare voce ad ambo le parti aiutando il lettore a capire qualcosa di più sull’omeopatia.

Perché l’omeopatia dovrebbe funzionare?

Nonostante i rimedi omeopatici siano costantemente bersagliati dalle critiche degli scettici e di numerosi scienziati, secondo gli ultimi dati Doxa circa 4 italiani su 5 si dichiarano soddisfatti degli esiti delle cure.

Nel nostro Paese cresce infatti costantemente il numero di persone e medici che rivendicano il ruolo alternativo e a volte integrativo dell’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale.

OmeopatiaSoprattutto negli ultimi dieci anni ed in particolare in Francia, Inghilterra e Germania si è assistito ad una crescita esponenziale delle ricerche sull’efficacia dell’omeopatia.

A volte i risultati sono entusiasmanti, altre volte meno ma complessivamente l’omeopatia ha dimostrato una certa efficacia.

In alcuni Paesi come Francia e Germania i rimedi omeopatici vengono addirittura rimborsati parzialmente o totalmente dal servizio di sanità pubblica e l’omeopatia viene praticata all’interno del Servizio Sanitario in ambulatori ospedalieri.

L’azione dell’omeopatia è più simile all’azione di un vaccino che a quella di un antibiotico.

Con la medicina omeopatica si somministrano infatti sostanze simili all’agente che produce quel tipo di malattia.

In questo modo si stimola una reazione immunitaria adeguata che va a rinforzare le difese dell’organismo favorendo la guarigione o prevenendo la patologia.

L’omeopatia mette in primo piano il malato e non la malattia, proponendosi di curare non tanto la patologia in sé quanto il “terreno” su cui la malattia sta agendo.

La prevenzione nasce soprattutto da un riequilibrio delle caratteristiche patologiche e dell’energia vitale della persona.

Quando la malattia si instaura inizia infatti un disequilibrio dell’energia vitale dal quale emergono i sintomi tipici della patologia.

Questo disequilibrio può essere trattato con un intervento appropriato di natura omeopatica.

Nella maggior parte dei casi l’omeopatia non è una medicina alternativa ma di supporto.

I medicinali omeopatici vengono infatti utilizzati da dottori in associazione alle medicine tradizionali.

Un intervento omeopatico riuscirebbe quindi a migliorare le condizioni generali del paziente anche in caso di assunzione cronica di farmaci.

L’omeopatia si propone dunque come una medicina complementare.

Non è certo un caso che la maggioranza delle persone acceda all’intervento omeopatico soltanto dopo aver subìto un trattamento con farmaci tradizionali ed averne constatato l’inefficacia o l’intollerabilità.

Affiancando e/o sostituendo la medicina omeopatica a quella classica si possono così apportare notevoli benefici al malato.

Questa commistione di cure non è assolutamente nociva, anzi molto spesso si nota una positiva complementarietà.

Solamente il due tre percento dei pazienti manifesta reazioni avverse ai farmaci omeopatici. Si tratta tuttavia di sintomi molto lievi, come un’accentuazione del nervosismo, che scompaiono alla sospensione del farmaco.

Gli omeopatici spendono molto tempo con il paziente, ricercando gli aspetti psicologici, caratteriali e dedicandosi al dialogo con il malato.

Facendo riferimento a questi aspetti soggettivi l’omeopatia migliora il rapporto medico paziente in maniera radicale, curando la dimensione umana della malattia.

Perché l’omeopatia viene così duramente criticata? Omeopatia funziona davvero.

L’omeopatia tende a curare con successo le malattie meno gravi che con il tempo tendono comunque a guarire da sole o hanno andamento ciclico (raffreddore, febbre, malanni invernali, diarrea, antidolorofici, emorroidi, allergie, psoriasi, tosse, gastrite, depressione, cefalea).

Se ad un’ipotetica guarigione spontanea abbiniamo gli effetti positivi del cosiddetto “effetto placebo”, capiamo subito come l’omeopatia sia, se non inutile, quantomeno discutibile.

Sebbene la tossicità dei rimedi omeopatici sia bassissima questi farmaci potrebbero invece essere addirittura pericolosi se il loro consumo si diffondesse a tal punto da rallentare o sostituire il ricorso alla medicina tradizionale.

Il mercato omeopatico non è di nessun interesse per le multinazionali del farmaco e non ha alcun fondamento la tesi sostenuta da alcuni, secondo cui le grosse case farmaceutiche starebbero cercando di denigrare l’omeopatia per difendere i loro interessi.

Le aziende multinazionali leader del settore potrebbero infatti spingere per la promulgazione di leggi molto rigorose sulla produzione di rimedi omeopatici.

Tali normative imporrebbero dei costi enormi per regolarizzare gli impianti di produzione spazzando via le piccole case farmaceutiche sorte in questi anni.

Inoltre, grazie alla produzione di massa e al prestigio dei grossi marchi farmaceutici, verrebbero proposti in poco tempo rimedi omeopatici a costo inferiore spinti da grosse campagne di marketing.

Se le multinazionali farmaceutiche non rischiano per il momento la carta “omeopatia” è soltanto perché non è ancora stata sancita definitivamente l’efficacia di questa medicina complementare/alternativa.

Discorso analogo può essere fatto per alcuni integratori, ricostituenti, epatoprotettori e farmaci della memoria.

Secondo gli scettici nei prodotti omeopatici le sostanze sono talmente diluite da escludere qualsiasi effetto positivo.

Effettivamente andando a sbirciare le leggi della matematica, della fisica e della chimica ci accorgiamo che la concentrazione di alcune diluizioni omeopatiche equivale ad una goccia in una quantità di acqua pari a quella contenuta nell’oceano Indiano.

Altre volte i rimedi omeopatici sono talmente diluiti da non contenere nient’altro che “acqua fresca”.

Il principio della dinaminazzione (scuotere continuamente la soluzione durante la preparazione) dovrebbe avere, secondo gli omeopatici, lo scopo di donare all’acqua (solvente) una parte delle caratteristiche della sostanza di partenza (soluto).

Questo principio si è più volte dimostrato del tutto infondato dal punto di vista scientifico.

Nonostante l’omeopatia sia accettata in diversi Paesi come medicina complementare o alternativa, si sottolinea comunque la mancanza di chiare evidenze scientifiche sull’efficacia del prodotto.

Negli Stati Uniti, per esempio, i preparati omeopatici devono riportare in etichetta la seguente frase: “questo prodotto non intende diagnosticare, trattare, curare o prevenire nessuna malattia”.

Fidarsi o non fidarsi dell’omeopatia?

Non basta l’efficacia sperimentata da oltre 200 anni di studi e pratiche cliniche; anche ai rimedi omeopatici vanno applicati gli stessi rigorosi criteri necessari per valutare l’efficacia di un farmaco tradizionale.

Solo allora l’omeopatia potrà essere considerata una medicina efficace.

Di studi se ne possono citare tanti a favore (soprattutto all’estero) quanti contro; dire che i medicinali omeopatici funzionano ma che questo scientificamente non è dimostrabile è un concetto che non sta né in cielo né in terra.

Sicuramente uno dei princìpi più importanti che l’omeopatia insegna alla medicina tradizionale è l’individualizzazione del malato.

Andrebbe quindi migliorato radicalmente il rapporto tra medico e paziente prestando maggiore importanza all’aspetto umano della malattia.

A volte un sorriso, una pacca sulla spalla e una frase rassicurante possono fare molto di più di tanti medicinali veri o presunti.

Le pratiche qui descritte non sono accettate dalla scienza medica, non sono state sottoposte alle verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Queste informazioni hanno solo un fine illustrativo.

L’omeopatia funziona davvero?

L’omeopatia è la più controversa, ma anche la più popolare forma di medicina alternativa. Alcune persone sono contro la medicina omeopatica, mentre altre ne elogiano l’efficacia.

Ma di cosa si tratta e com’è diventata così popolare? Omeopatia funziona davvero.

Il principio di base dell’omeopatia è ”il simile cura il simile”.

Secondo tale principio, la cura per una determinata malattia è ciò che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.

Ad esempio una persona che soffre di insonnia verrebbe curata con un medicinale a base di caffè.

Il secondo principio è quello della diluizione, o come viene detta in omeopatia “potenza”; la quale consiste nella diluizione del medicinale, causando l’aumento dei suoi effetti.

Molte volte una sostanza viene diluita così tanto da non essere presente, nella soluzione, nemmeno una molecola di medicinale.

Il motivo per cui il medicinale funzionerebbe ancora è perché l’acqua avrebbe una sorta di “memoria”; ovvero alle molecole d’acqua “resta il ricordo” del principio attivo anche dopo che questo chimicamente non c’è più.

Fino ad ora abbiamo spiegato cos’è l’omeopatia, ma perché è diventata la forma di medicina alternativa più popolare del mondo?

Per poter rispondere a questa domanda dobbiamo tornare nel Diciottesimo secolo, quando la medicina era molto diversa da quella di oggi.

Pratiche mediche come il salasso erano molto comuni all’epoca e spesso dannose per il paziente.

Il medico Samuel Hahnemann, quindi, volle trovare un metodo naturale e non invasivo per curare la gente, a questo scopo inventò la medicina omeopatica.

Presto gli ospedali omeopatici ebbero molto successo, poiché una medicina che non funziona è meglio di una pratica medica dannosa e nociva.

Hanhemann impose delle regole rigide ai suoi pazienti: dovevano evitare caffè, tè, alcolici, cibi piccanti, dolci, formaggi, cipolle e carne, non potevano indossare vestiti di lana, non potevano andare a cavallo, giocare, masturbarsi o leggere testi erotici, ecc.

La medicina è cambiata molto negli ultimi centocinquant’anni, mai prima nella storia dell’uomo abbiamo goduto di un tale livello di salute e mai siamo vissuti così a lungo.

Il miglioramento della qualità della vita è ampiamente legato alle nuove tecnologie, ai moderni metodi di diagnostica, agli studi in doppio cieco e alle accurate valutazioni scientifiche per verificare cosa è efficace e cosa non lo è.

Dopo svariati studi e ricerche (come quelle del NHMRC1) abbiamo scoperto che l’omeopatia non sortisce alcun effetto oltre al placebo.

Ci sono, però, molte testimonianze di persone che hanno provato la medicina omeopatica e si sono sentite meglio.

Altre che hanno superato una malattia usando rimedi omeopatici; alcuni affermano che funziona anche per i bambini e gli animali.

Cosa capiamo da queste esperienze?

Un altro fattore da prendere in considerazione è il tempo: i nostri corpi sono macchine da sopravvivenza, infezioni o malattie poco gravi passano dopo qualche giorno, se nel frattempo si assumono dei rimedi omeopatici e ci si inizia a sentire meglio può sembrare che ciò sia dovuto alla cura omeopatica, ma in realtà il corpo sarebbe guarito comunque.

All’industria omeopatica piace giocare il ruolo di “buona alternativa” alle grandi aziende farmaceutiche, ma la realtà è che anche quella omeopatica è una grande azienda farmaceutica: al livello globale, ci si aspetta che il mercato omeopatico raggiunga oltre 17 miliardi di dollari entro il 2024.

L’industria omeopatica è un problema per la salute pubblica, perché alimenta la sfiducia nei confronti della medicina convenzionale; questo fenomeno è correlato allo scetticismo per le vaccinazioni, un atteggiamento che può scoraggiare le persone a chiedere l’aiuto di cui hanno bisogno quando è in gioco la loro vita o quella dei loro figli.

Come è nata l’omeopatia e quali sono i principi?

L’omeopatia viene fondata da un medico tedesco nell’800: la sua teoria partiva dal principio per cui la malattia poteva essere curata da medicine che provocano gli stessi sintomi.

Ma era un contesto diverso, anche da parte dell’approccio dei medici: erano i tempi dei salassi e delle purghe e l’omeopatia si presentava come una cura dolce.

Le cose cambiano nel Novecento: oggi sono ventimila i medici che usano il principio per cui il simile cura il simile, il principio di similitudine.

E poi c’è il principio della diluizione infinitesimale: il professor Bressanini ha raccontato di come in questi medicinali ci sia una parte infinitesimale del principio in acqua o in zucchero.

Nelle confezioni dove c’è scritto arsenico, dentro non c’è veramente arsenico perché è molto diluito.

C’è anche il principio di dinamizzazione, oltre alla diluizione: si attivano i principi scuotendo i recipienti e le provette.

Immaginate voi quanto principio attivo c’è con diluizioni a 30 o perfino a 300…

I risultati dei test dell’università di Tor Vergata dicono che dentro i granuli c’è acqua e zucchero e nessuna molecola attiva.

Ma per i teorici dell’omeopatia questo non vuol dire nulla, sostengono infatti che l’acqua contiene una memoria delle sostanze che attraversa: esiste una sorta di memoria dell’acqua, che è la prova dei rimedi delle cure omeopatiche.

Ma la rivista Nature dovette smentire gli studi di Benvenist, che si scoprì poi era pure finanziato da una società che vende questi medicinali.

Il professor Vittorio Elia è un ricercatore in pensione: è uno dei pochi che ancora crede alla teoria della memoria dell’acqua al mondo.

La medicina omeopatica è acqua fresca, è vero: la sua ipotesi è che l’acqua a contatto con altre sostanze cambia la sua natura fisica, l’acqua è sensibile a quello che tocca.

Questo dicono gli esperimenti, ma non esiste una teoria che spiega questo comportamento.

Anche perché non esistono al mondo altri ricercatori che vogliano ripetere questi esperimenti di Vittorio Elia, per verificarla.

Ma che prove esistono in letteratura sull’efficacia dell’omeopatia?

Le conclusioni sono che non esistono prove dell’efficacia di questa cura: non fanno effetto sul raffreddore, per esempio, semplicemente acqua pura.

“Chi utilizza l’omeopatia spreca il suo tempo” conclude il ricercatore.

Danilo Procaccianti è andato ad intervistare il professor Garattini all’istituto Negri: si paga lo zucchero a caro prezzo, dice il professore, l’unico effetto è quello placebo, per l’aspettativa di essersi curato con qualcosa di alternativo.

Molti di coloro che credono nell’omeopatia sono dei fedeli: se usassero il vino anziché arsenico o altro, per diluirlo, vorrei vedere chi lo compra.

La gente non ha idea di cosa sono i farmaci: dentro devono starci dei principi attivi, è irrazionale assumere qualcosa che non ha efficacia.

Tutti gli studi con prodotti omeopatici hanno stabilito che non ci sono differenze se si usa un placebo al posto di questi prodotti.

Il professor Ricciardi (dell’ISS) era ospite in studio: ha criticato le affermazioni della dottoressa Ronchi, quando parlava dell’impossibilità di valutare scientificamente l’omeopatia.

Non è scienza e nemmeno coscienza: è un alibi per sottrarsi al controllo della scienza.

Ma l’omeopatia sta prendendo piede, anche negli ospedali pubblici: a Pisa, in un consultorio pubblico, dove si prepara al parto, si propone l’omeopatia alle neo mamme che non possono assumere, nei mesi prima della gravidanza, molti medicinali.

“Se ci si crede, funzionano meglio” dicono le mamme, che pure hanno usato queste cure pure senza effetto.

C’è una struttura pubblica che usa queste cure, che non hanno alle spalle delle prove scientifiche: la regione Toscana usa soldi pubblici per l’omeopatia, senza dire alle donne che queste cure non hanno evidenze.

Non un approccio trasparente insomma: come si fa a capire però se queste cure funzionano o se è solo placebo?

Le medicine non convenzionali sono usate in molti ambulatori, pagate con un ticket, grazie ad una legge: come è possibile che soldi pubblici siano usati per cure che non hanno evidenze scientifiche?

I pazienti testimoniano degli effetti positivi di queste cure: sono persone anziane, che hanno provato anche altre cure. Vera efficacia o altro?

Il professor Ricciardi, guardando queste immagini, criticava il comportamento della regione Toscana: non abbiamo soldi per curare tutti, per esempio per dare a tutti i malati il farmaco dell’epatite C.

Poi i soldi sono usati per l’omeopatia.

L’effetto placebo.

Il professor Benedetti, dell’università di Torino ha spiegato al giornalista dell’effetto Placebo: come è possibile che il dolore sparisca dopo aver somministrato un bicchiere d’acqua?

Si studia il rituale del prendere una medicina, negli esperimenti su questo effetto, che crea una aspettativa e per cui il cervello crea delle morfine che alla fine funzionano come un farmaco.

Le parole, la speranza, la fiducia nel medico curano come un medicinale: tolgono l’ansia al paziente per esempio, che senza ansia sente meno il dolore.

Dietro l’omeopatia c’è l’effetto placebo: non ci sono evidenze scientifiche che dicono che dietro queste cure non ci sia altro che effetto placebo.

L’uomo ha bisogno di credere, ha bisogno di avere fiducia nel medico. E i medici omeopatici ascoltano il paziente, si crea un rapporto particolare rispetto ai medici convenzionali.

Maggiore è l’empatia tra medico e paziente maggiore è l’attivazione di queste sostanze, come l’endorfina, simili alla cannabis, che curano il malato.

Che male c’è allora, nell’omeopatia, se fa stare bene? Omeopatia funziona davvero.

É un discorso etico, dice il dottor Benedetti: si deve dire che una certa cura funziona solo perché è una credenza, non perché esistono studi scientifici.

Abbiamo bisogno di credere, però: anche dopo questa puntata ci saranno quelli che continueranno ad usarle e quelli che invece si cureranno con la medicina tradizionale.

Ma quanto c’è di scientifico nella medicina tradizionale?

Spendiamo 29 miliardi in medicinali, ogni anno: sono 12mila i farmaci autorizzati dall’agenzia del farmaco, molti dei quali obsoleti.

Secondo il dottor Garattini, circa la metà sono proprio inutili: anche nella farmacologia tradizionale, come pensiero magico non si scherza.

Molti dei medicinali che prendiamo in farmacia non sono proprio efficaci, poi c’è un problema di abuso.

Dovremmo curare a casa i pazienti anziani, ascoltarli e rassicurarli, anziché prescrivere loro dei medicinali inutili: si tratta di usare in modo efficace i soldi pubblici per la spesa sanitaria.

Poi c’è il discorso degli psicofarmaci, per la tipologia di vita che viviamo.

Gli antibiotici di cui ne facciamo abuso, un settore dove le aziende non investono da anni: ci sono migliaia di persone che muoiono ogni anni perché non esistono antibiotici efficaci.

Esiste la magia anche nei farmaci tradizionali.

C’è un problema nella valutazione dei farmaci, nel modo in cui si sperimentano (confrontandoli con il placebo e non con farmaci che funzionano), perché siamo in condizione di risorse scarse e dobbiamo usarle meglio.

Come funziona l’industria dell’omeopatia.

Se i farmaci omeopatici sono farmaci come gli altri, perché non dovrebbero essere rimborsati come gli altri?

Questo spiega l’interesse dietro questo settore, da parte delle aziende, che sono come le altre: il processo produttivo e gli standard sono identici alle altre aziende di farmaci.

Ma i prodotti finali sono uguali ai farmaci tradizionali?

La procedura di verifica del farmaco, stabilita dall’AIFA, è molto più semplificata: non si tratta di farmaci, ma di prodotti.

AIFA valuta gli standard dell’efficacia del farmaco – ha spiegato il dottorMelazzini: verificano cioè la non tossicità dei 3000 e passa prodotti omeopatici.

Si sono spesi 2ml di euro per verificare se prodotti con acqua e zucchero non fossero nocivi per la salute: mi sembra uno spreco di soldi pubblici.

In Francia le visite in studi omeopatici sono parzialmente rimborsate, come pure i farmaci omeopatici: la Francia è la patria dell’omeopatia.

Gli scienziati devono informare e i politici devono decidere, per un discorso di stima e di fiducia tra politica e scienza.

Non sempre l’effetto placebo funziona.

Scopri di più su omeopatia funziona davvero, leggi altri articoli.

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