Omeopatia significato ch

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Cosa significa CH ? Perchè è usato nei rimedi omeopatici ? Cosa indica questa sigla ? La risposta a queste e a tante altre domande in Omeopatia significato ch

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L’omeopatia si differenzia dalla farmacologia classica anche per le tecniche di preparazione dei rimedi. Ma cosa significano le lettere e le diciture dopo il numero ? Cosa indicano ? Di seguito troveremo la risposta a queste e a tante altre domande; tra cui la risposta a Omeopatia significato ch.

Le sigle si riferiscono al metodo di preparazione dei rimedi omeopatici.

Esistono vari tipi di preparazioni:

  • Diluizioni decimali hanemaniane (DH/D/X) in un recipiente da 10 cc si mette 1 cc di Tintura Madre (TM) e si completa con 9 cc di alcol a 70°. poi si dinamizza e si ottiene così la prima diluizione decimale cioè 1D Si continua poi allo stesso modo fino alla diluizione desiderata.
  • Le diluizioni centesimali hanemaniane (CH/C) in un recipiente da 100 cc si mette 1cc della TM e 99cc di alcol a 70° poi si dinamizza ottenendo la prima diluizione centesimale.
  • Diluizioni korsakoviane (K) per la preparazione si utilizza sempre lo stesso recipiente.UN recipiente da 100 ml ci riempie la prima volta con 100 ml di TM, po si svuota con una tecnica per cui resta circa 1 ml di TM, successivamente si riempie il recipiente con alcol fino a 100ml e si dinamizza ottenendo la prima diluizione korsakoviana (1K) e cosi di seguito. IL nome deriva dal dot.Korsakov,un medico che seguiva le armate napoleoniche e che in mancanza di boccette per la preparazione delle diverse diluizioni ha trovato un metodo più pratico.
  • Diluizioni 50 milleismali (LM/50000) è questo il metodo più complicato, perché di fanno prima tre triturazioni centesimali col lattosio,che poi vengono sciolte in una diluizione idroalcolica con una diluizione di 1/500, poi si prende una parte di questa e si fa una diluizione 1/100 ottenendo così la prima diluizione 50 millesimale. Anche questo metodo è stato introdotto da Hanemann, ma è stato utilizzato tardivamente nella storia dell’omeopatia perché Hanemann lo ha descritto nella VI edizione dell’Organon che è stata pubblicata solo nel 1921.
  • Esistono anche le diluizioni Q o potenze Q la cui principale differenza con le LM è il fatto che la preparazione viene fatta partendo da una triturazione con la pianta fresca: questo tipo di preparazione è di difficile reperibilità in Italia.

Diluizione omeopatica e significato CH

La prima e più importante caratteristica delle preparazioni omeopatiche è quindi la diluizione.

Se da un lato questa peculiarità rende l’omeopatia una scienza praticamente immune da effetti collaterali (cui la moderna farmacologia è pesantemente gravata), dall’altro pone molti dubbi sulla sua scientificità, dato che spesso si utilizzano diluizioni talmente numerose da azzerare il contenuto della sostanza originaria.

D’altronde, la moderna farmacologia, pur essendo molto efficace nelle condizioni di emergenza, dove si tratta di salvare la vita in casi estremi (guerre, incidenti, interventi chirurgici, malattie acute ecc.), spesso fallisce.

Dinamizzazione omeopatica o potenziamento

Oltre alla diluizione, le tecniche utilizzate per la produzione di rimedi omeopatici sfruttano un secondo elemento di importanza fondamentale: la dinamizzazione (o «potenziamento»).

La dinamizzazione consiste nello scuotimento del prodotto diluito, da effettuarsi per almeno 100 volte in senso verticale, con movimenti netti, veloci e di breve distanza (circa 20 centimetri).

Attualmente, per ovvie ragioni, la maggior parte delle aziende utilizza appositi apparecchi per la dinamizzazione dei prodotti omeopatici; tuttavia, vi sono ancora produttori che prediligono la preparazione manuale, sostenendone lamaggior efficacia.

Diluizioni Hahnemanniane in omeopatia il significato di CH

In omeopatia, la diluizione avviene comunemente secondo un fattore di 10, 100 o di 50.000: le diluizioni effettuate con passaggi decimali si chiamano appunto «decimali» e si indicano con «D» (talora, più raramente, con «X»).

Similmente, le diluizioni che avvengono con passaggi centesimali si chiamano «centesimali» e si indicano con «CH»; il «C» sta per «centesimale», mentre l’«H» è l’iniziale di Hahnemann (1755-1843), cognome del medico tedesco fondatore dell’omeopatia.

Hahnemann sostenne inizialmente l’uso delle diluizioni centesimali. Solo in epoche successive si preferirono le diluizioni cinquantamillesimali, indicate con la numerazione romana «LM».

Dinamizzazione VS diluizione, Omeopatia significato ch

In omeopatia conta maggiormente la dinamizzazione della diluizione, poiché la diluizione toglie semplicemente la potenziale tossicità delle sostanze impiegate, mentre la dinamizzazione conferisce alla diluizione il tanto discusso “quid energetico”, che costituisce la base di azione del rimedio.

Ecco il motivo per il quale in omeopatia, quando ci si riferisce ad un prodotto, si parla di esso in termini di dinamizzazione e non di diluizione.

Un sinonimo di dinamizzazione è il termine «potenza», usato soprattutto dalla scuola tedesca e anglosassone.

Sempre riferendoci all’effetto clinico, le basse potenze (o dinamizzazioni) agiscono maggiormente sui tessuti in rapida crescita, in particolare le mucose, la pelle, il midollo osseo e il territorio gastrointestinale in generale; le medie potenze sui muscoli, il fegato, il rene, l’osso, le cartilagini; le alte potenze sull’endocrino, il sistema nervoso periferico, l’innervazione neurovegetativa, i nuclei sotto-corticali e in parte sul sistema nervoso centrale; le altissime potenze prevalentemente sul sistema nervoso centrale nelle sue funzioni più elevate.

Diluizione omeopatica CH

Il ceppo omeopatico è l’elaborazione preventiva della sostanza attiva di base (di natura vegetale, animale o minerale), da cui trae origine il rimedio omeopatico, prima di essere sottoposta alle operazioni di diluizione e di dinamizzazione.

Tale elaborazione, che si rende indispensabile per portare correttamente in soluzione il principio attivo, si differenzia a seconda dell’origine della materia prima utilizzata.

In linea del tutto generale, se la sostanza attiva è solubile in acqua e in alcool (è il caso ad es. delle sostanze vegetali) si ricorre alla Tintura Madre, se la sostanza attiva è solida non solubile (come spesso succede alle sostanze minerali e animali) si ricorre alla Triturazione.

La diluizione è una delle due fasi importanti (l’altra è la dinamizzazione, di cui in seguito) del processo di preparazione dei rimedi omeopatici.

Consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico, da cui trae origine il rimedio stesso, rendendo così possibile l’azione terapeutica secondo la Legge di similitudine.

Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica (etanolo + acqua distillata) con un’opportuna titolazione o anche la sola acqua distillata.

Ad esempio per quanto riguarda le diluizioni hahnemanniane, il ceppo omeopatico si diluisce nel rapporto 1:10 per le diluizioni dette decimali (contrassegnate dalla sigla D) o nella misura di 1:100 per le diluizioni dette centesimali (contrassegnate dalla sigla CH) o nella misura di 1:50.000 per le diluizioni dette cinquantamillesimali (contrassegnate dalla sigla LM).

Le diluizioni hahnemanniane decimali D e centesimali CH

Samuel HahnemannCome già accennato le diluizioni dei rimedi omeopatici contrassegnate dalla sigla D o dalla sigla DH (in Italia solitamente si adopera la D), sono le diluizioni decimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/10), dal nome del padre dell’omeopatia classica Samuel Hahnemann (1755-1843, medico tedesco).

Le diluizioni omeopatiche contrassegnate dalla sigla C o dalla sigla CH (in Italia solitamente si adopera la CH), sono le diluizioni centesimali hahnemanniane (rapporto soluto/soluzione = 1/100). La cifra numerica che segue o precede una delle suddette sigle indica quante volte è stata operata la relativa diluizione.

Ad esempio la diluizione (o la potenza) D6 sta a significare che la sostanza di origine o, per meglio dire, il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:10 e dinamizzato ad ogni passaggio.

Invece la diluizione (o la potenza) 6CH sta a significare che il ceppo omeopatico è stato diluito 6 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio.

Con il metodo hahnemanniano il numero dei flaconi da impiegare per ottenere una determinata diluizione, deve essere pari alla cifra numerica che esprime il livello della diluizione stessa.

Ritornando all’esempio precedente, per preparare una D6 o una 6CH occorrono in entrambi i casi 6 flaconi nuovi. Tale numero potrebbe rappresentare un fattore critico del metodo, soprattutto per le alte ed altissime diluizioni.

Diluizioni centesimali hahnemanniane

In genere le diluizioni D hanno un’azione più morbida e modulante, invece le diluizioni CH un’azione più mirata e incisiva, per cui nei pazienti piuttosto sensibili possono essere consigliabili le diluizioni D.

Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K

Le diluizioni hahnemanniane CH e le diluizioni korsakoviane K, pur essendo entrambe centesimali (ricordiamoci che anche la diluizione korsakoviana è da ritenersi centesimale in quanto, come già detto, si presuppone che la quantità di soluzione aderente le pareti del flacone, dopo lo svuotamento ad ogni passaggio, rappresenti 1/100 del suo precedente contenuto), hanno tecniche di preparazione così diverse da rendere problematico ogni tentativo di comparazione.

Tale difficoltà nasce essenzialmente dal fatto che nella diluizione korsakoviana non vi è mai una reale scomparsa delle molecole della sostanza di origine (che invece nella hahnemanniana avviene al di sopra di 12 CH), che la diluizione korsakoviana possiede una dinamizzazione molto più forte rispetto alla diluizione hahnemanniana di analoga concentrazione ed infine che il metodo korsakoviano è poco standardizzabile, in quanto presenta difficoltà nel controllare e mantenere costanti le varie fasi di cui si compone, in particolare il rapporto tra soluto e solvente.

Per quest’ultimo motivo le diluizioni korsakoviane sono state escluse da diverse Farmacopee omeopatiche ufficiali, com’è avvenuto in Francia e in Germania.

Molti Autori, comunque, nonostante ciò, hanno tentato di stabilire un rapporto di equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e quelle korsakoviane, con risultati però non sempre coincidenti.

Cosa è importante ricordare ?

Però è importante ricordare che tali equivalenze possono essere ritenute valide soltanto dal punto di vista delle sole diluizioni e non dal punto di vista delle dinamizzazioni, poiché la diluizione korsakoviana, come già accennato, ha una dinamizzazione molto più forte della corrispondente diluizione hahnemanniana.

Ad esempio, con le canoniche 100 succussioni in senso verticale ad ogni passaggio, la 9CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100).

Di conseguenza la diluizione korsakoviana possiede un potere energetico notevolmente superiore alla corrispondente diluizione hahnemanniana e per questo la sua azione terapeutica è più potente e duratura.

Più correttamente un’eventuale equivalenza tra le diluizioni hahnemanniane e korsakoviane andrebbe valutata dando rilevanza alla dinamizzazione, che, come visto, assume un ruolo prevalente rispetto alla mera diluizione della sostanza di origine, essendo quella che conferisce il noto quid energetico, che rappresenta la base d’azione terapeutica del rimedio omeopatico.

Ad esempio, con tale precisazione, una 1.000CH può ritenersi abbastanza equivalente a una 1.000K (o MK), avendo la stessa dinamizzazione.

Come si prepara un rimedio omeopatico ? Omeopatia significato ch

Un rimedio omeopatico secondo il metodo centesimale hahnemanniano (ch) si prepara nel seguente modo.
È molto semplice.

Bisogna prendere una sostanza qualsiasi (eventualmente pre-trattata per renderla idrosolubile) e diluirla in una soluzione idroalcolica (acqua e alcool) secondo la proporzione dell’1%: cioè una parte di sostanza attiva e 99 parti di acqua e alcool.

Ad ogni diluizione, la soluzione viene sbattuta vigorosamente 10-20 volte (queste ‘sbattute’ sono chiamate succussioni: più numerose sono le succussioni, più elevata è la forza energetica del medicamento).

Con questa prima dinamizzazione si ottiene la 1ch (per dinamizzazione si intende il processo di diluizione e quello di succussione insieme).

Si prende poi una parte di questa soluzione, la si mescola con altre 99 parti di acqua e alcool, la si agita nuovamente molte volte e si ottiene la seconda dinamizzazione centesimale (2ch).

Si procede di questo passo fino alla 200ch, alla 1.000ch o alla 10.000ch (a seconda della ‘buona volontà’ della Ditta produttrice). Il limite massimo è in genere la 10.000ch (XMch).

La sigla usata in questo tipo di dinamizzazioni (ch) significa per l’appunto: preparazione Centesimale Hahnemanniana.

Riepiloghiamo che cos’è l’omeopatia

L’omeopatia (dal greco òmoios, “simile”, e pàthos, “malattia”) cura il simile con il simile: in pratica, per favorire la naturale capacità di autoguarigione dell’organismo somministra; a dosi molto diluite; sostanze ricavate da piante, minerali ed estratti animali che in un soggetto sano e a dosi normali producono gli stessi effetti della malattia. Questo per stimolare il sistema immunitario a rispondere all’attacco della malattia o del disturbo in corso.

Al contrario, nell’allopatia, ovvero nei farmaci di sintesi (dal greco àllos, “diverso”, e pàthos) si utilizzano sostanze che nel soggetto malato mirano a produrre effetti opposti del sintomo e della malattia.

Il nostro organismo ha già in sé tutte le risorse per guarire. L’omeopatia cerca di favorire questa naturale risposta di autoguarigione.

Secondo l’omeopatia, per facilitare o stimolare questa capacità di autoguarigione, occorre somministrare le stesse sostanze che hanno provocato i disturbi.

La scelta del rimedioomeopatico, quindi, avviene per analogia. Più la sostanza è diluita, più agisce in profondità nell’organismo.

Quante volte vengono diluite le sostanze omeopatiche ?

Le sostanze omeopatiche vengono quindi diluite numerose volte, riducendo così i rischi di effetti tossici, ma mantenendo comunque la capacità di stimolare la risposta di autoguarigione.

Dopo ogni diluizione, il flacone con il rimedio omeopatico viene agitato vigorosamente per creare nuovi legami tra le molecole d’acqua della soluzione e la sostanza originale del rimedio.

Perché optare per un trattamento di tipo omeopatico piuttosto che per uno convenzionale? Per stimolare l’organismo ad autoguarirsi, evitando una serie di effetti collaterali grazie anche a rimedi su misura. L’obiettivo del rimedio omeopatico non è sopprimere il sintomo di per sé e basta, ma favorire la naturale capacità di guarigione dell’organismo.

Il meccanismo d’azione dell’omeopatia non segue le logiche della chimica, con tutte le conseguenze positive che ne derivano.

La scelta del rimedio: i due elementi da considerare !

La scelta e la prescrizione di un rimedio omeopatico sono individualizzate e devono tenere conto soprattutto di due elementi:

L’individuo: Le caratteristiche costituzionali dell’individuo (il cosiddetto “terreno sensibile”). Il tipo di disturbo:

Le caratteristiche del disturbo in atto o che si vuole prevenire, tenendo conto per esempio dei fattori che ne determinano il peggioramento e il miglioramento (come freddo/caldo, movimento/riposo ecc.).

Idealmente, quando si utilizza un rimedio omeopatico per la prima volta, la scelta dovrebbe avvenire dopo un colloquio approfondito con un esperto.

Tuttavia, una volta individuata la propria costituzione (e quindi i rimedi costituzionali appropriati) si potrà procedere più facilmente alla scelta dei rimedi a seconda dei sintomi presentati.

La medicina omeopatica si presta anche al fai-da-te, a patto però di rivolgersi a un omeopata esperto in queste due circostanze:

Per iniziare:

Quando si usa l’omeopatia per la prima volta è bene rivolgersi a un esperto in modo da individuare correttamente il terreno e procedere con criterio alla scelta del rimedio e alla personalizzazione della diluizione e della dose.

In caso di aggravamento: Il consulto con uno specialista è auspicabile anche durante l’assunzione, in caso di aggravamento omeopatico che non si risolve nell’arco di 2-3 giorni.

Si può consigliare a un’altra persona il rimedio omeopatico che si sta assumendo? In linea di massima no.

Come abbiamo visto, a differenza dei farmaci, le cure omeopatiche sono scelte in base alle caratteristiche personali e individuali, non solo in base al tipo di sintomo o di disturbo presentato.

Istruzioni per l’uso: le quattro regole da rispettare

I rimedi omeopatici non sono complicati da assumere, ma rispetto a quelli tradizionali prevedono alcune differenze sostanziali. Ecco in particolare che cosa fare per ottenere i migliori risultati dalla terapia.

Assumi i rimedi fin dai primi sintomi: La somministrazione dovrebbe avvenire il prima possibile.

Più spesso nella fase acuta:

La frequenza delle somministrazioni dipende dalla gravità del disturbo: per esempio, 3-4 volte al giorno in fase acuta, ma anche più frequentemente laddove indicato, per poi ridurre gradualmente fino alla sospensione.

I granuli e i globuli si sciolgono sotto la lingua, poiché a questo livello il rimedio viene assorbito meglio dalla ricca rete di capillari venosi. Non ingerirli subito: I rimedi in forma liquida (sciroppi, gocce ecc.) dovrebbero essere trattenuti sotto la lingua per almeno un minuto prima di essere ingeriti.

Piccole attenzioni per non vanificare la terapia in Omeopatia significato ch

Alcune sostanze e aromi possono interferire con l’efficacia dei rimedi omeopatici. Per questo, durante il trattamento è importante fare attenzione alle combinazioni con cibo, alcol, fumo ecc.

Un’adeguata igiene orale:

È essenziale l’igiene orale, evitando però di lavarsi i denti mezz’ora prima e mezz’ora dopo l’assunzione del rimedio e con i dentifrici aromatizzati, in particolare quelli alla menta; preferisci i dentifrici omeopatici.

Lontano dai pasti:

L’assunzione del rimedio omeopatico dovrebbe avvenire a digiuno o per lo meno lontano dai pasti (almeno 30 minuti prima o 2 ore dopo un pasto). Lontano dalle sigarette: Evita di fumare almeno un’ora prima e un’ora dopo l’assunzione del rimedio.

Stop a caffè, alcol e spezie: Durante una cura omeopatica, è bene evitare di prendere caffè e alcolici e di mangiare cibi o bere bevande speziati.

No ai cosmetici troppo aromatici: Riduci in generale l’uso di prodotti cosmetici con aromi molto intensi (come certi saponi, creme, lozioni ecc.).

La potenza in omeopatia significato ch

Sappiamo che dalla tintura madre si passa alla diluizione omeopatica che può essere di vario tipo, secondo Hahnemann:

  • Decimale (DH)
  • Centesimale (CH)
  • Cinquantamillesimale (LM)

Ad esempio la diluizione omeopatica “9 CH” significa che il ceppo omeopatico è stato diluito 9 volte nel rapporto 1:100 e dinamizzato ad ogni passaggio. La diluizione esprime la potenza del rimedio.

In questa sede non parlo delle diluizioni korsakoviane (K), le quali a causa di una differente tecnica di preparazione non possono essere comparate alle diluizioni hannemaniane.

La differenza fondamentale è nella succussione.

Simeon Korsakov fu un medico russo, nato nel 1788 e morto nel 1853. Contemporaneo di Hanemann e studioso di omeopatia, diede il suo contributo mettendo a punto un metodo di diluizione conosciuto come il metodo del flacone unico. In un unico flacone si eseguono tutte le diluizioni e le dinamizzazioni impiegando come solvente dell’acqua distillata.

Per esempio la diluizione 9 CH hannemaniana potrebbe equivalere a 1000 K (o MK diluizione korsakoviana), ma la 9 CH subisce 900 succussioni (9 x 100), mentre la 1.000 K subisce 100.000 succussioni (1.000 x 100).

Il risultato finale è che la diluizione 1000 K a causa delle succussioni (100.000 rispetto a 900 della diluizione hannemaniana) dovrebbe avere una azione terapeutica più potente e duratura.

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