Omeopatia cos’è

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L’omeopatia cos’è ? Su che basi svolge la sua funzione ? Cos’è l’omeopatia come agisce l’omeopatia ? Scopriamolo insieme in Omeopatia cos’è !

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L’Omeopatia è la “Medicina dei simili”, basata sul principio di Ippocrate: “Similia similibus curantur” (il simile cura il simile). Omeopatia cos’è.

Questo significa che si curano i sintomi di un paziente con una sostanza che, se somministrata ad un uomo sano, sviluppa sintomi simili a quelli che si vogliono curare nel paziente.

Per capire meglio Vi faccio l’esempio del caffè: tutti sanno che il caffè, se bevuto in grandi quantità, provoca insonnia, agitazione, tachicardia, bruciore di stomaco, ecc.

Ebbene, una preparazione omeopatica di caffè (Coffea arabica) è in grado di curare il paziente affetto da insonnia, agitazione, tachicardia, acidità di stomaco simili a quelle provocata dal caffè.

In pratica viene sfruttato l’effetto tossicologico di sostanze provenienti dal mondo vegetale, minerale ed animale.

Ma sottoponendo tali sostanze ad una processo di diluizione e succussione secondo una procedura di preparazione ben determinata e precisa.

Il rimedio mantiene l’informazione della sostanza di partenza senza però portarsi dietro l’effetto tossico indesiderato ed è in grado di curare gli stessi disturbi.

Sono i disturbi che la stessa sostanza provoca a dosaggi molto alti: il simile cura il simile.

Omeopatia è una medicina ?

L’Omeopatia è una Medicina cosìddetta “olistica”, cioè essa cura l’essere umano nella sua totalità.

La malattia è sempre conseguenza di una incapacità dell’organismo di rispondere in modo adeguato e fisiologico alle varie stimolazioni endogene ed esogene cui è sottoposto.

Conoscere bene la Materia Medica Omeopatica e curare omeopaticamente richiede molto studio, passione, esperienza e una buona capacità di relazionarsi al Paziente.

Per riuscire ad evincere i sintomi più significativi per la cura omeopatica.

Da dove deriva il termine omeopatia. Omeopatia cos’è.

L’omeopatia (dal greco ὅμοιος, òmoios, «simile» e πάθος, pàthos, «sofferenza») è una pratica di medicina alternativa.

Questa è basata sui principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo.

Alla base vi è il privo di riscontro “principio di similitudine del farmaco” (similia similibus curantur, letteralmente: «i simili si curano coi simili») enunciato dallo stesso Hahnemann.

Si tratta di un concetto privo di fondamento scientifico, secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza.

Che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.

Tale sostanza, detta anche “principio omeopatico”, una volta individuata viene somministrata al malato in una quantità fortemente diluita e “dinamizzata”; la misura della diluizione è definita dagli omeopati “potenza”.

I principi e le origini dell’omeopatia

I principi dell’omeopatia sono contenuti nelle opere di Samuel Hahnemann (1755-1843) e in particolare nell’Organon der Heilkunst, il suo testo teorico principale, edito nel 1810.

Hahnemann nacque e crebbe a Meißen (Germania). Iniziò a studiare medicina a Lipsia nel 1775, dove rimase per due anni.

Dopo un periodo di studio a Vienna e un’interruzione degli studi, nel 1779 riprese gli studi a Erlangen, dove si laureò nel corso dello stesso anno.

Come medico, Hahnemann ebbe vita difficile per i seguenti 15 anni, spostandosi di città in città, vivendo ai limiti della povertà e guadagnando soprattutto come traduttore di testi inglesi.

Ciononostante fu in grado di compiere vari esperimenti chimici e di pubblicarne i risultati in vari articoli che ebbero una certa diffusione.

Per meglio comprendere la natura della teoria omeopatica, è necessario considerare in quale ambito storico essa si formò.

Nel diciottesimo secolo coesistevano due grandi linee di pensiero sulla natura della medicina.

Una che cercava le cause generali delle malattie (problemi di eccitabilità per Brown, pletora gastroenterica per Hoffmann, stasi a livello venoso per Stahl, ecc.).

L’altra che voleva abbandonare le speculazioni teoriche deduttive per concentrarsi invece sulle osservazioni e le misurazioni dirette dei fenomeni, tramite esperimenti controllati (collegamento tra lesioni e sintomi, teorizzato da Giovanni Battista Morgagni e Matthew Baillie).

Omeopatia, cosa stava accadendo in Germania. Omeopatia cos’è.

In Germania entrambe le scuole di pensiero erano presenti, anche se l’influenza del romanticismo e della Naturphilosophie favoriva uno stile di pensiero molto speculativo.

Dal punto di vista pratico, la medicina del tempo si basava su una Materia Medica mista, tra empirismo e tradizione, ricca di formulazioni polifarmaceutiche e salassi, con fortissimi dubbi sulla natura delle azioni dei rimedi.

È sullo sfondo di questo dibattito che si pone la teorizzazione di Hahnemann, una risposta a quella che egli vedeva come una mancanza di utilità pratica delle speculazioni teoriche di molti suoi colleghi.

Egli volle essere un radicale riformatore della medicina.

Nel 1790, traducendo la Materia Medica di William Cullen, notò i risultati dei test con la cinchona (Cinchona succirubra, fonte del chinino).

Uno dei pochissimi rimedi allora riconosciuti come efficaci su una malattia specifica (le febbri intermittenti e la malaria).

Non contento della spiegazione di Cullen per questa azione specifica, Hahnemann assunse per varie volte la corteccia della pianta per esperimento e notò che i sintomi elicitati erano gli stessi delle febbri intermittenti.

Questi si susseguivano nello stesso ordine temporale (mani e piedi freddi, stanchezza e sonnolenza, ansia, tremore, prostrazione, mal di testa pulsante, arrossamento delle guance e sete), ma senza il forte innalzamento della temperatura.

Come Hahnemann proseguì gli studi in omeopatia

L’anno seguente, dopo molto sperimentare, Hahnemann offrì la sua spiegazione: «la cinchona sopraffà e sopprime le febbri intermittenti principalmente eccitando una febbre di breve durata e se somministrata poco prima dei parossismi mitiga la febbre intermittente».

In realtà già altri farmaci erano in grado di produrre una febbre artificiale, ma lo scienziato non lo specifica.

A seguito di questa scoperta, Hahnemann dichiarò che solo osservando l’azione dei farmaci sull’organismo era possibile usarli in maniera razionale e che tale metodo fosse l’unico modo di osservare direttamente le azioni specifiche dei rimedi.

Egli espresse questo concetto nel suo testo anticipatorio Versuch über ein neues Princip zur Auffindung der Heilkräfte der Arzneisubstanzen, nebst einigen Blicken auf die bisherigen.

Ovvero Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali, e un confronto con i precedenti, 1796.

Qui si individuano i suoi due primi pilastri teorici, ovvero la legge dei simili (similibus curantur) e quella dell’utilizzo di dosi infinitesimali dei rimedi.

Legge dei simili. Omeopatia cos’è.

La legge dei simili esprime il concetto che per curare una malattia il medico deve utilizzare una medicina che sia in grado di produrre una malattia artificiale a essa molto simile, che si sostituisce a essa per poi scomparire.

Le dosi da utilizzarsi dovevano essere il minimo indispensabile a produrre un’indicazione percettibile dell’azione del rimedio, e nulla più, in modo da minimizzare o annullare gli effetti avversi.

Tuttavia è solo qualche anno dopo (1801), nel trattare la scarlattina, che egli iniziò a usare dosi infinitesimali.

Gli anni dell’Ottocento furono i più fortunati per Hahnemann: la sua pratica a Torgau andava bene, ed fu lì che pubblicò l’Organon della medicina razionale (1810).

Nel 1811 si trasferì a Lipsia, dove insegnò all’università e dove pubblicò la prima edizione della sua Materia Medica, con i risultati dei suoi test.

Ma l’Organon non fu solo un testo di medicina, bensì una radicale condanna dei sistemi medici contemporanei, un attacco che egli stesso dichiara essere dello stesso tenore di quello di Martin Lutero alla Chiesa cattolica.

Omeopatia un po’ di storia

L’attacco è portato a entrambi i filoni della teoria medica: secondo Hahnemann i teorici producono solo sofismi innaturali, pure speculazioni con grande mostra di erudizione ma nessun miglioramento nel paziente.

Anche gli scienziati si ingannano se pensano di trovare la causa materiale delle malattie, perché confondono effetti e cambiamenti patologici con cause della malattia.

I medici del tempo definiscono la malattia come “materia morbosa” da eliminare dal sangue e dal corpo tramite flebotomia e purghe, rimedi cioè depletivi, secondo la teoria del contraria contrariis curantur.

Per Hahnemann la causa delle malattie, quando non riconducibile a fattori anatomici o chirurgici né a carenze nutrizionali, sarebbe immateriale, o spirituale e dinamica, e risiederebbe non in cause fisiche esterne al corpo, ma in una perturbazione della “forza vitale” (Lebenskraft).

Credere nelle cause materiali delle malattie, secondo Hahnemann, porta a errori o a inefficacia terapeutica.

Nell’opera di Hahnemann il concetto di Lebenskraft (già espresso in termini di Entelechia e Dynamis nella filosofia aristotelica) è fondamentale.

La forza vitale anima tutti gli esseri viventi e li rende capaci di sentire, di svolgere una funzione, un’attività e di sostenersi.

Omeopaita Lebenskraft. Omeopatia cos’è.

Il concetto di Lebenskraft era tutt’altro che poco diffuso nella pratica medica dell’Europa del XIX secolo.

Erano diversi e illustri i medici che a esso si riferivano per le loro pratiche farmacologiche e molti condividevano con Hahnemann la convinzione che la materia morbosa non fosse altro che una conseguenza di cause prime.

Giustificavano l’utilizzo di rimedi depletivi ed evacuativi perché essi avrebbero imitato e aiutato il normale agire della forza vitale, della vis medicatrix naturae.

Hahnemann replicò che in questo modo non si fa che appoggiare una forza vitale in disequilibrio, peggiorando solo la situazione con rimedi inefficaci, debilitanti e dannosi.

La causa ultima del disequilibrio spirituale o dinamico della forza vitale, secondo Hahnemann, non è conoscibile.

La malattia si manifesta in una totalità di sintomi e segni mentali e corporei, avvertiti dal paziente, da chi lo circonda e dal suo medico, che sono specifici per ogni individuo; tutto il resto non conta, dato che non è conoscibile.

Compito dell’omeopata era di riattivare e riordinare la forza vitale individuale, e questa riattivazione è ottenuta attraverso la somministrazione del rimedio che è stato scelto.

Attraverso un processo scientifico e sistematico, perché coincide, nella sua azione, con il maggior numero possibile di sintomi e segni (legge dei simili).

Questo rimedio viene somministrato in dosi infinitesimali e opportunamente dinamizzate tramite un procedimento detto “succussione”.

Critiche alla terapia omeopatia ai tempi di Hahnemann

Le critiche che furono mosse dai suoi contemporanei alla teoria omeopatica non si concentrarono molto sulla legge dei simili.

Molti medici credevano che essa fosse applicabile, solo non credevano fosse l’unico criterio terapeutico applicabile.

Altri punti della teoria furono più aspramente dibattuti: il vitalismo spinto di Hahnemann, secondo i suoi detrattori, spiegava tutto e niente.

Il riconoscere come rilevanti solo i sintomi esperiti dal paziente riduceva la malattia a uno stato puramente soggettivo.

La negazione delle cause materiali della malattia andava contro a convinzioni forti sulla natura della malattia.

Il metodo del proving veniva considerato soggettivo e troppo dipendente dalla dirittura morale delle persone testate.

Inoltre non teneva abbastanza conto del fatto che persone diverse possono avere reazioni individuali diverse allo stesso rimedio (Hahnemann, in realtà, riconobbe il problema, ma dichiarò che si potevano sempre riconoscere dei sintomi universalizzabili).

Secondo il metodo del proving tutti i sintomi che appaiono dopo l’ingestione del rimedio sono dovuti al rimedio e questo porta a un proliferare dei sintomi.

Pubblicazioni di Hahnemann. Omeopatia cos’è.

Nel 1828 Hahnemann pubblicò un tomo in più volumi (Le malattie croniche), nel quale enunciava un ulteriore pilastro teorico dell’omeopatia, basato sulla teoria del miasma, che fu presto ridicolizzato dai suoi contemporanei e non ebbe molta fortuna nemmeno tra gli omeopati.

Nel testo egli infatti scrive che, eccettuate sifilide e sicosi (un tipo di lesione virale venerea), tutte le malattie croniche sono prodotte dalla psora.

Questo miasma fondamentale, e quindi la cura per malattie diverse quali gotta, asma, isteria, paralisi, ecc. era sempre un rimedio anti-psora.

Il concetto di “forza vitale”, almeno così come esso è espresso nell’Organon di Hahnemann, entrò gradualmente in crisi con il grande progresso che lo studio delle scienze naturali compì in quegli stessi anni.

Con l’avvento del microscopio nacque la biologia cellulare e l’osservazione diretta di alcuni fenomeni fondamentali.

Questi avvengono all’interno degli esseri viventi, facilitò la comprensione di alcune malattie comuni, sebbene fosse ancora lontana la scoperta del batterio, inteso come agente patogeno.

Venne compreso il ruolo importante svolto dal sistema circolatorio e l’idea di una forza vitale immateriale, disgiunta dal corpo, perse inevitabilmente e inesorabilmente di importanza.

Riformulazione del concetto di Lebensprincip.

Il concetto di Lebenskraft però subì un’interessante modifica nel corso del ventesimo secolo, quando, soprattutto per opera di alcuni importanti omeopati tedeschi.

Esso venne completamente riformulato e trasformato nel “principio vitale” (Lebensprincip).

Il “principio vitale” venne questa volta posto in relazione con la capacità del corpo di controllare e regolare le sue funzioni.

L’omeopatia pertanto curava, nella concezione degli omeopati tedeschi, i disturbi del sistema di regolazione, inteso ad esempio come disturbi del sistema immunitario, del sistema di regolazione della temperatura e del sistema nervoso centrale.

La sostanza omeopatica sarebbe stata quindi in grado di correggere questi disturbi e la reazione dei vari sistemi, indotta dalla sostanza, avrebbe costituito la vera risposta farmacologica alla patologia.

Ne consegue quindi che per l’omeopatia contemporanea, o comunque quella di tradizione tedesca, non tutte le patologie sono risolubili omeopaticamente.

Bensì solo quelle che derivano dall’alterazione o dal malfunzionamento dei vari sistemi di regolazione e difesa del corpo.

Risvolti nella tradizione omeopatica. Omeopatia cos’è.

La tradizione omeopatica successiva (ad esempio con lo statunitense James Tyler Kent) ha dato molto risalto alla dimensione psicologica della malattia.

I rimedi sono elencati nella materia medica, che illustra per ogni sostanza i sintomi corrispondenti.

Il “repertorio” elenca invece per ogni sintomo le sostanze.

Per esempio il repertorio di Kent (1905) comprendeva circa 700 sostanze.

Oggi l’omeopatia impiega circa 5000 rimedi, di cui 150 usati comunemente.

I rimedi vengono sperimentati da persone sane, le quali registrano accuratamente i sintomi fisici e psicologici riconducibili alla loro assunzione.

I repertori omeopatici registrano successivamente anche i risultati della pratica clinica, dei quali viene spesso messa in dubbio la genuinità.

Omeopatia, descrizione e utilizzo

L’omeopatia è stata fondata da Christian Friedrich Samuel Hahnemann e si proprone di curare sintomi e malattie con rimedi omeopatici che rispettano il corpo, non eliminando il sintomo, ma bensì stimolando l’individuo a vincere la malattia.

Che cos’è l’omeopatia. Omeopatia cos’è.

L’omeopatia (da homòios, simile, e pàthos, malattia) si propone di curare sintomi o malattie con dosi infinitesimali delle sostanze che in dosi maggiori provocherebbero gli stessi disturbi o malattie nei soggetti sani (“Similia similibus curantur”).

I rimedi omeopatici tendono a rispettare il corpo, non eliminando il sintomo, ma bensì stimolando l’individuo a vincere la malattia, rafforzando la costituzione.

Le sostanze omeopatiche a scopo terapeutico sono al 70% di origine vegetale, ma vi sono anche sostanze di provenienza animale e minerale.

Sono tutte sottoposte a diluizione e scuotimento, per eliminare le proprietà tossicologiche, esaltandone invece quelle terapeutiche.

Fondatore dell’omeopatia è il medico Christian Friedrich Samuel Hahnemann, nato nel 1755 a Meissen, in Sassonia.

La medicina del tempo era fatta di salassi, clisteri, purghe, sanguisughe e altre terapie irrazionali con effetti disastrosi.

Dopo una sperimentazione con il chinino, Hahnemann si convince del potenziale terapeutico di dosi molto diluite del rimedio omeopatico.

Questo fino a dare alle stampe l’Organon, il suo trattato più noto.

All’interno si parla del profilo del buon medico, del ruolo della forza vitale che domina in modo dinamico il corpo materiale, del concetto di malattia come sconcerto dinamico dell’essenza materiale.

Oggi, l’omeopatia gode di larghi consensi tra la popolazione di tutto il mondo.

Benefici e controindicazioni

L’omeopata prescrive il rimedio in base alle caratteristiche psicofisiche differenti per ogni paziente.

Ciò implica un ascolto e un approccio umano verso la persona, e non unicamente verso la malattia, come spesso accade per la medicina tradizionale.

Questo è il beneficio più importante dell’approccio omeopatico.

La disputa tra omeopatia e medicina tradizionale si risolve nella non scientificità dei rimedi omeopatici, riconducibili all’effetto placebo e spesso viene chiamata in causa la questione dell’interesse delle case farmaceutiche.

Ciononostante, l’efficacia dell’omeopatia conduce a sé molte persone deluse dai trattamenti medici convenzionali.

Anche per l’omeopatia, esistono delle controindicazioni relative a trattamenti non corretti.

Per chi è utile l’omeopatia. Omeopatia cos’è.

È vasto l’elenco di patologie trattabili mediante omeopatia.

È doveroso ricordare che, prima della malattia, l’omeopata cura il malato.

A parte ciò, l’omeopatia è efficace in casi di malattie organiche, funzionali, acute o croniche.

Tra i disturbi più comuni trattati omeopaticamente, secondo un documento della LUIMO ci sono nell’ordine:

  • disturbi psichici,
  • malattie dell’apparato respiratorio,
  • della cute,
  • dell’apparato digerente e genitourinario,
  • malattie endocrine e nutrizionali,
  • malattie del sistema osteomuscolare,
  • del sistema nervoso,
  • circolatorie e via dicendo.

La prevenzione occupa l’ottavo posto.

La legge in Italia e all’estero. Omeopatia cos’è.

Sono circa 8 milioni gli italiani che si curano con l’omeopatia e il numero dei medici presenti nel Registro Nazionale dei Medici Omeopatici è in crescendo.

Se l’omeopatia gode del consenso della popolazione, lo stesso non si può dire da un punto di vista legislativo.

In Italia, infatti, non esiste una legislazione specifica sull’omeopatia, malgrado diverse proposte di legge depositate in Parlamento.

In altri paesi del mondo, l’omeopatia è riconosciuta come sistema medico o specialità medica, addirittura integrata nel sistema sanitario nazionale.

Per un diventare omeopata, è doveroso specializzarsi dopo la laurea in medicina generale.

Dopo la specializzazione, segue un periodo di tirocinio e di almeno due anni di pratica, condizione sine qua non per l’iscrizione al Registro.

Curiosità sull’omeopatia

Sin dai tempi di Hahnemann, ci sono state scuole omeopatiche fra loro contrapposte, in lotta riguardo particolari aspetti relativi alla tecnica di somministrazione dei rimedi.

I più importanti indirizzi omeopatici sono cinque: l’Unicismo, il Pluralismo, il Complessismo, l’Omotossicologia e l’Eclettismo.

Cos’è l’omeopatia?

Contrariamente a quanto molti credono che sia una medicina orientale, l’omeopatia nasce alla fine del XVIII secolo grazie ad un medico tedesco, Samuel Hahnemann.

Il termine “omeopatia” deriva dalla fusione di due parole greche: omoios, simile, e pathos, malattia.

Si tratta infatti di una metodologia terapeutica basata sulla “legge dei simili”, secondo cui ogni sostanza è in grado di guarire sintomi analoghi a quelli che può causare, purchè utilizzata in dosi infinitesimali.

Questo significa che da una malattia si può guarire utilizzando quella stessa sostanza che, in un individuo sano, è in grado di riprodurne i sintomi, purchè somministrata a dosaggi bassissimi.

Per fare un esempio, la puntura d’ape provoca edema roseo con sensazione di prurito e bruciore locale.

“Apis”, il rimedio omeopatico preparato per triturazione, dinamizzazione e diluizione dell’intera ape, agisce non solo in caso di punture d’insetto.

Ma in ogni forma d’infiammazione acuta di pelle, mucose e sierose (orticaria, mal di gola, artrite) caratterizzata da apparizione rapida, edema roseo, pruriginoso e bruciante.

Medicina tradizionale ed omeopatia. Omeopatia cos’è.

La medicina tradizionale o “allopatica” (dal greco allos, diverso, e pathos, malattia), si basa invece sulla “legge dei contrari”, cioè sull’ utilizzo di sostanze che inducono effetti contrari alla malattia.

Per esempio in caso di un dolore articolare, il medico, dopo ulteriori indagini, prescriverà un antinfiammatorio.

Quali sostanze danno origine al medicinale omeopatico?

I medicinali omeopatici possono avere tre origini: vegetale, animale, chimica.

Origine vegetale

L’omeopatia fa uso di un gran numero di piante tanto che essa viene spesso confusa con l’erboristeria.

Solitamente il medicinale omeopatico si prepara partendo da piante fresche.

Esempi di vegetali utilizzati: aesculusiphyocastanum, arnica montana, aloe.

Origine animale

Si possono utilizzare animali interi vivi (Apis, Formica rufa…), secchi (Cantharis, Coccus cacti…), prodotti fisiologici derivati da vari animali (veleno di rettili o anfibi, secrezioni di alcuni molluschi).

Organi animali (ottenuti per spremitura e liofilizzazione dell’organo fresco prelevato da animali sani), nonché sostanze ricavate da tessuti animali malati.

Origine chimica

Questi si dividono in elementi chimici semplici (ad es. metallii); complessi chimici di origine naturale (minerali, petrolio…); composti chimici particolari frutto della ricerca omeopatica e definiti dal metodo di preparazione (Hepar sulfur, Causticum…); composti chimici allopatici (vitamine, ormoni, antibiotici…).

Come si presenta il medicinale omeopatico? Omeopatia cos’è.

La forma più comune di medicinale omeopatico è rappresentata da granuli di lattosio che vanno disciolti a livello sub-linguale.

Più raramente si usano le sostanze in forma liquida, da assumere con un po’ d’acqua tenendole sotto la lingua per almeno 30 secondi.

Cosa significa la dicitura CH, K e LM sulle confezioni omeopatiche?

I medicinali omeopatici vengono preparati attraverso una serie di diluizioni e successive “dinamizzazioni” che consistono in una serie di scosse impresse al contenitore della diluizione secondo l’asse terrestre.

Le sigle CH, K e LM si riferiscono appunto al tipo di diluizione e dinamizzazione usate.

CH significa diluizione Centesimale Hahnemanniana.

K significa diluizione Korsokoviana(Korsokov era un medico che seguiva le armate napoleoniche in guerra e trovò un metodo più facile per preparare i rimedi, da cui il nome).

LM significa diluizione Cinquantamillesimale.

Vi sono rimedi o quantità pediatriche e per adulti? Omeopatia cos’è.

No, perché in omeopatia non si lavora sulla quantità di sostanza, ma sul contenuto energetico.

Come funziona il medicinale omeopatico?

La serie progressiva di diluizioni utilizzate per la preparazione del medicinale omeopatico fa sì che della sostanza di partenza non resti più traccia.

Come i medicinali omeopatici funzionino, nonostante la forte diluizione, non è ancora spiegato.

I farmaci omeopatici ad assorbimento perilinguale (granuli, globuli, gocce…), cioè da sciogliere in bocca sotto la lingua, vanno presi lontano dai pasti, almeno mezz’ora prima o un’ora dopo.

Evitare il contatto dei granuli e dei globuli con le dita.

Versarli nell’apposito tappo contenitore e lasciarli cadere in bocca, sotto la lingua.

Per i bambini piccoli si può provvedere a sciogliere i granuli o la monodose in un po’ d’acqua minerale naturale, facendola assumere poi a piccoli sorsi.

Almeno due ore prima e un’ora dopo l’assunzione del farmaco omeopatico evitare sostanze aromatiche (caffè, tabacco) o cibi fortemente piccanti.

I medicinali omeopatici non vanno assunti in maniera “fai da te” e ripetuti sconsideratamente perché qualsiasi sostanza, anche se apparentemente innocua, se assunta in quantità eccessive o nel modo sbagliato, può causare disturbi.

E’ importante informare sempre il medico curante di qualunque trattamento effettuato.

Cos’è la Medicina Omeopatica? Omeopatia cos’è.

Cos’è la Medicina omeopatica? Chi ha scoperto i princìpi dell’omeopatia e quali sono le modalità con cui agisce sul nostro organismo?

Omeopatia è una parola composta derivata dal greco μοιος, hómoios, simile e πάθος, páthos, sofferenza: simile alla sofferenza.

Qual è il principio della Medicina Omeopatica?

La Medicina Omeopatica è una metodologia medica sperimentale e clinica fondata sulla legge dei simili: “similia similibus curentur”.

Tutte le sostanze in grado di alterare lo stato di salute di un soggetto sano producendo un “quadro patogenetico” di sintomi specifici.

Quando somministrate ad un individuo malato che mostra sintomi simili a quelli evidenziati sul sano, agiscono in modo omeopatico.

La “legge dei simili” sancisce la correlazione fra il potere di una sostanza di alterare lo stato di salute e la sua potenziale azione terapeutica.

Ogni sostanza resa biologicamente attiva quando è sperimentata sull’uomo sano provoca una sintomatologia tipica e caratteristica della sostanza stessa.

“Curare secondo la legge di similitudine” significa quindi utilizzare per la cura unicamente quelle sostanze che hanno rivelato, in soggetti sani, sintomi transitori simili a quelli mostrati da un determinato soggetto malato.

Chi ha scoperto la Medicina Omeopatica?

Christian Friedrich Samuel Hahnemann (Mei·en, Germania, 10 o 11 aprile 1755 – Parigi, 2 luglio 1843) fu medico e chimico.

Studiò medicina alle Università di Lipsia e successivamente di Erlangen, dove si laureò nel 1779.

Nel 1782 sposò Johanna Kuchler,dalla quale ebbe undici figli.

Negli anni successivi si spostò moltissime volte da una città all’altra della Prussia, senza praticare la professione ma interessandosi alle nuove scoperte della chimica e dedicandosi allo studio e alla traduzione di testi medici per mantenere la famiglia.

Hahnemann si rese conto che la medicina della sua epoca faceva più danni che benefici: erano molto comuni pratiche come i salassi (che rimasero molto diffusi fino alla fine del XIX secolo).

Questi purgativi ed emetici che avevano lo scopo di far uscire dal corpo la malattia e restaurare il corretto bilancio degli umori.

Egli rifiutò il concetto che la malattia si dovesse curare facendo fuoriuscire dal corpo la materia malata e sostenne invece che occorreva aiutare la forza vitale.

Riportare l’armonia e l’equilibrio all’interno dell’organismo, con aria fresca, cibo sano ed esercizio.

Omeopatia come tutto iniziò.Omeopatia cos’è.

Traducendo il testo Materia Medica del medico scozzese William Cullen, Hahnemann formulò la prima ipotesi alla base dell’omeopatia.

Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china (anche oggi si tratta la malaria con il chinino).

Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo effetto tonico sullo stomaco.

Hahnemann, con ragione rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra.

Hahnemann decise di sperimentare il chinino su sé stesso sano e dopo averlo assunto per diversi giorni si rese conto di avere sviluppato sintomi molto simili a quelli della malaria.

Egli ipotizzò quindi che una serie di sintomi si potessero curare con la sostanza che in una persona sana avrebbe prodotto sintomi simili.

Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza”, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia.

Idee fondamentali dell’omeopatia:

  • le medicine devono essere scelte in base ai sintomi del paziente, senza fare riferimento alla presunta malattia che li avrebbe causati;
  • l’effetto delle medicine si può scoprire solo con esperimenti su persone sane, in quanto nei malati i sintomi della malattia si confondono con quelli causati dalla medicina;
  • il “principio dei simili” (similia similibus curantur): le medicine devono essere scelte in base alla somiglianza tra i loro effetti e i sintomi del paziente;
  • le medicine devono essere date in piccole dosi;
  • il trattamento deve essere ripetuto soltanto al ripresentarsi dei sintomi.

Cosa cura la Medicina Omeopatica?

Seguendo la legge dei simili la Medicina Omeopatica cura tutti quegli stati in cui è possibile individuare sintomi caratteristici sul malato, che sono stati identificati nella sperimentazione sul sano.

L’attenzione del Medico Omeopata, non è rivolta quindi ad identificare una determinata malattia, ma ad osservare l’insieme dei sintomi del malato.

Tra questi ci sono sintomi emozionali, psichici, fisici, generali assieme ad una accurata anamnesi familiare e visita clinica, per caratterizzare quelli maggiormente rappresentativi dello stato del malato ed identificare il rimedio appropriato.

Ovvero quel rimedio che è stato in grado di provocare nel sano sintomi simili a quelli che il malato attualmente presenta.

La definizione convenzionale di malattia è quindi rivista alla luce di una analisi più articolata e completa dello stato del paziente in cui viene incluso ogni aspetto della sua vita.

Apartire da quello relazionale a quello alimentare e delle sue abitudini, dai sintomi psichici, al dolore fisico.

Analisi in medicina omeopatica. Omeopatia cos’è.

La Medicina Omeopatica non limita l’analisi ad un organo o un sistema, guarda piuttosto tutta la persona.

In questo senso la Medicina Omeopatica può affrontare ogni tipo di patologia.

Ma sempre nel quadro della persona.

Per tale ragione la Medicina Omeopatica è una medicina individualizzata: ad ogni persona il rimedio più adatto.

Presso la LUIMO è stato fatto un lavoro di ricerca per verificare quali sono i disturbi per i quali viene maggiormente richiesta una visita omeopatica.

MOTIVI DI RICHIESTA DI VISITA OMEOPATICA IN PERCENTUALE:

  • Disturbi psichici 14,523 %
  • Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti (indefiniti) 11,516 %
  • Malattie :
    • apparato respiratorio 11,350 %
    • cute e del tessuto sottocutaneo 9,756 %
    • apparato digerente 9,548 %
    • apparato genitourinario 7,719 %
    • endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari 6,001 %
  • Prevenzione 7,248 %
  • Malattie :
    • sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo 5,917 %
    • sistema nervoso e degli organi dei sensi 4,171 %
    • circolatorio 4,033 %
  • Traumatismi e avvelenamenti 3,645 %
  • Malattie infettive e parassitarie 1,386 %
  • Tumori 1,330 %
  • Malattie del sangue e degli organi ematopoietici 0,707 %
  • Malformazioni congenite 0,402 %
  • Post chirurgico 0,291 %
  • Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio 0,249 %
  • Familiarità 0,125 %
  • Condizioni morbose di origine perinatale 0,042 %
  • Classificazione supplementare dei fattori che influenzano lo stato di salute e il ricorso ai servizi sanitari 0,042 %

Per ognuna delle persone che soffrono di questi disturbi, l’approccio è quello di identificare, per ogni singola persona il suo specifico rimedio.

Come si comporta il medico omeopatico.

Al medico tocca riconoscere clinicamente il processo degenerativo, il cambio avvenuto durante la salute di una persona viva che gli chiede aiuto!

Dove “la malattia” assume caratteristiche personali peculiari e straordinarie (anche se ci può essere identità analitica, strumentale e clinica con altri individui).

Malato e malattia, se osserviamo lo stato di sofferenza in ogni persona, hanno caratteristiche differenti evidenti nella soggettività psico-fisica oggettivata dai sintomi reattivi, peculiari e straordinari di ogni persona che si esamina.

Esiste una sperimentazione in Medicina Omeopatica? Omeopatia cos’è.

I rimedi omeopatici sono sperimentati da oramai più di 200 anni.

Per individuare correttamente il campo di applicazione dei rimedi omeopatici è indispensabile che vi siano 2 fasi di sperimentazione:

Fase I:

In questa fase, le sostanze sono sperimentate sul soggetto sano.

Prima di essere sperimentate le sostanze che si ipotizza possano avere un effetto curativo sono trasformate attraverso un metodo di preparazione caratteristico che ne elimina la tossicità e riduce la concentrazione della sostanza all’ultramolecolare (vedi poi).

Dalla sperimentazione sul sano si ottengono serie (quadri) di sintomi transitori (la sperimentazione sul sano non provoca danni, anzi rinforza l’organismo) che vengono raccolti in documenti chiamati “Materie Mediche”.

Fase II:

In questa fase si produce l’evidenza che i quadri di sintomi rivelati dalla sperimentazione pura, quando simili al quadro del malato, vengano migliorati, curati o guariti.

Tali evidenze possono provenire da più fonti:

  • su casi clinici singoli;
  • su gruppi di casi clinici;
  • mediante ricerche retrospettive;
  • mediante ricerche prospettiche;

Tradizionalmente le conferme cliniche dei sintomi della sperimentazione pura sono raccolte nelle materie mediche.

Inoltre nei repertori indicando con segni grafici specifici il numero di conferme cliniche di un determinato sintomo.

Ad oggi sono queste le uniche 2 fasi che possono, con certezza dare una risposta circa l’efficacia del medicinale sul malato in modo “omeopatico”.

Applicazione dell’omeopatia.

È di tutta evidenza che poiché il campo di applicazione del medicinale omeopatico si riferisce all’insieme dei sintomi che questo stesso ha mostrato in individui sani.

In individui sani la ricerca dell’evidenza clinica difficilmente potrà essere basata in modo esclusivo sull’efficacia del medicinale sulla malattia, perlomeno come essa viene oggi codificata.

Pertanto per una determinata malattia diagnosticata potranno, a seconda dei sintomi del paziente, essere somministrati medicinali diversi.

Per tale ragione anche è improprio definire il medicinale omeopatico alla stregua di un “farmaco”, non essendo esso diretto verso una patologia, ma verso l’insieme dei sintomi della persona.

Pertanto il medicinale omeopatico è un “non-farmaco”.

Alcuni test clinici (RCT) o studi prospettici sono stati realizzati per verificare l’effetto delle cure omeopatiche su determinati stati o patologie, ad esempio sulle cefalee, sull’asma etc.

Questi saggi clinici hanno avuto per scopo quello di mostrare che la Medicina Omeopatica poteva essere efficace su alcune definite patologie.

Questi hanno un senso solo nel quadro delle richieste di medicina pubblica per verificare la sostenibilità, la sicurezza e l’efficacia della medicina omeopatica.

Sul piano strettamente clinico e sperimentale questi trials non hanno alcun significato euristico.

Perché si dice che i rimedi omeopatici sono ultramolecolari, cosa significa? Omeopatia cos’è.

Il rimedio omeopatico viene definito ultramolecolare, perché, attraverso la sua particolare procedura di preparazione, attraverso diluizioni e dinamizzazioni (la dinamizzazione corrisponde ad una serie di movimenti di agitazione della soluzione seguita da impatto finale) successive delle sostanze drogali, perde la sua componente quantitativa ed acquista una componente energetica indispensabile alla sua azione terapeutica sull’individuo intero.

Di recente è stato dimostrato che nei rimedi omeopatici la frazione acquosa che li compone viene riorganizzata dallo stato di caos relativo in cui si trova, attraverso l’effetto della dinamizzazione (vedi anche “ricerca ed insegnamento”).

Ma come arriva la Medicina Omeopatica a diluire e dinamizzare le sostanze?

Il fondatore della Medicina Omeopatica, Samuele Hahnemann, dall’osservazione di casi di persone sopravvissute agli avvelenamenti.

E la sua stessa pratica terapeutica, si rese conto che la somministrazione dei farmaci a dosi ponderali fisiologiche faceva scomparire i sintomi della malattia che poi però riapparivano nel tempo più gravi.

Da qui la necessità di conoscere il potere delle droghe, non attraverso l’azione sul malato, ma attraverso l’esperimento sull’uomo sano, proprio per non confondere l’effetto della sostanza con i sintomi della malattia.

Ma ancora, la necessità di sperimentare droghe sempre più diluite …

Sperimentazioni che hanno dimostrato in successione i piani fenomenologici dell’interazione dell’essere vivente con la natura evidenziando anche il cambio strutturale o organico, ma sempre in una dimensione dinamica.

Tale dimensione è rappresentata dalla complessità dei sintomi reattivi sensoriali, psichici, fisici e animici espressi dallo sperimentatore.

La materia medica pura omeopatica è uno dei cataloghi più approfonditi della reattività umana alle droghe.

La sperimentazione di sostanze sempre più diluite mette in evidenza piani di interazione uomo sano-droga differenti:

  • sperimentazione terapeutica a dose ponderale o terapeutica. Visibili gli effetti farmacologici classici, e gli effetti “rebound”.
  • sperimentazione a dosi fisiologiche diluite e dinamizzate: formazione di patogenesi positive limitate ai meccanismi fisiologici e fisiopatologici, con quadri sintomatici che evidenziano il tropismo di funzione e di organo.

Tanto nel primo tipo di sperimentazione che nel secondo, sono interessati i meccanismi fisiologici e biochimici, specularmente identificabili con il meccanismo d’azione farmacologico.

La fase fisiologica corrisponde al potere farmacodinamico in sinergismo con la forza vitale. Pertanto non si evidenzia la individualità sintomatologica dinamica se non attraverso la similitudine clinica.

Questa fase doveva corrispondere alle prime esperienze di Hahnemann e a quei risultati clinici parziali.

Egli stesso ci dice che fino a quel punto della sua esperienza curava ma non guariva.

Sperimentazione dinamica di sostanze diluite e dinamizzate a dosi subfisiologiche o ultramolecolari.

In queste è visibile l’effetto secondario, e non esiste nulla nella farmacologia moderna che possa essere paragonato a questa fase dell’esperienza omeopatica.

La droga non agisce più sul piano dell’avvelenamento, sul piano del tropismo d’organo, ma sul piano della totalità dell’individuo, attraverso i suoi sintomi mentali-fisici, specifici, con una straordinaria convergenza.

La convergenza di essenzialità di esperienza vibratoria, unitaria, che provoca riflessi sensoriali e psichici espressi in serie di sintomi non solo obiettivi, ma soprattutto soggettivi caratteristici.

L’insieme delle osservazioni sul malato, la sua individualità morbosa e l’insieme delle reazioni del sano all’azione della droga, sia essa molecolare o ultramolecolare.

Sono osservazioni che non si discostano da una pratica empirica di catalogazione fenomenologica e si riunificano attraverso una legge universale, la legge dei simili.

Omeopatia e la legge dei simili. Omeopatia cos’è.

È la legge dei simili che ci da la chiave di lettura della cura dell’organismo.

Se la serie di sintomi espressi dal malato durante lo stato di malattia, sintomi straordinari eccezionali, specifici, corrispondono per similitudine a serie di sintomi osservati nella sperimentazione sul sano della droga.

Allora la somministrazione di tale droga diventata rimedio (individualità medicamentosa), diluita e dinamizzata attiverà le forze interne dell’organismo per reagire con maggior forza al danno provocato dalla causa dello squilibrio organico.

Sarà la forza della malattia artificiale provocata dalla droga che indurrà la reversibilità del processo morboso, annullando la patologia.

L’utilizzo della Medicina Omeopatica ha dei limiti e quali?

Anche la Medicina Omeopatica ha i suoi limiti.

Poiché è una medicina che si basa sulla capacità di stimolare l’organismo a dare una risposta nel senso di un ritorno alla salute, nel momento in cui questa capacità è seriamente compromessa, non è più in grado di esercitare la propria azione.

Un caso limite può essere quando la chirurgia è assolutamente necessaria e la Medicina Omeopatica funge da complemento durante gli interventi

Inoltre i medici omeopati hanno determinato attraverso l’esperienza una serie di regole per stabilire quando la prognosi non è positiva.

Purtroppo oggi esistono anche dei limiti che non dipendono dalla Medicina Omeopatica ma che sono strettamente correlati al contesto economico-sociale e legislativo attuale.

Questi sono:

a) L’insegnamento.

Oggi molti medici sono formati alla Medicina Omeopatica attraverso corsi di poche ore e con indicazioni molto approssimative sull’uso del rimedio omeopatico.

Inoltre spesso terapie cosiddette naturali sono mescolate alla Medicina Omeopatica e di tante terapeutiche si fa un solo fascio, con la conseguenza di difettare di chiarezza sull’uso e le potenzialità della Medicina Omeopatica.

b) La ricerca.

Nelle pagine seguenti del sito si trovano approfondimenti sul tema della ricerca in Medicina Omeopatica.

Qui si vuol solo indicare che in ragione della specificità di approccio della Medicina Omeopatica orientato verso la persona e non verso la malattia, il modo in cui si deve realizzare la ricerca è particolare e caratteristico.

L’ideologia scientifica dominante non è ancora in grado di comprendere le immense possibilità curative della Medicina Omeopatica, e per tali ragioni soltanto recentemente ed in forma limitata sono stati aperti bandi pubblici di ricerca a livello europeo.

Noi operiamo perché nel futuro siano sempre più grandi le possibilità offerte alla comunità medica omeopatica per affrontare ed approfondire questa meravigliosa opportunità che la natura ci ha offerto di curare e di guarire.

L’omeopatia ha effetti scientificamente dimostrati? Omeopatia cos’è.

L’omeopatia è una pratica inventata nell’Ottocento da un medico tedesco, Samuel Hahnemann, che sostiene si possa stimolare la forza vitale dell’organismo per raggiungere la guarigione dalle malattie.

Questa pratica si basa sulla teoria dei simili (“il simile cura il simile”), secondo cui per curare un sintomo bisognerebbe assumere una sostanza che ne provochi uno affine.

Un bruciore si dovrebbe trattare con una sostanza che provoca ugualmente bruciore, come il peperoncino; l’insonnia, con una sostanza che provoca insonnia, come il caffè, e così via.

Il secondo elemento su cui si basa l’omeopatia è la diluizione. Il principio attivo quindi viene diluito diverse volte in acqua o alcol e poi spruzzato su globuli di zucchero (o in soluzioni liquide).

Per gli omeopati, anche se una sostanza non esiste più a livello chimico, l’acqua nella quale è diluita “ricorda”, per una sorta di “memoria” le caratteristiche di quella sostanza.

Più la sostanza di partenza è diluita e più, sempre secondo le teorie alla base dell’omeopatia, sarebbe potente.

Come attivare i rimedi omeopatici.

Per attivare il preparato sarebbe infine necessario lo scuotimento, per decine di volte, del flacone che contiene la soluzione omeopatica (questa procedura si chiama “succussione” o “dinamizzazione”).

La diluizione dei preparati omeopatici è talmente elevata (da poche diluizioni a centinaia o migliaia) da non avere più traccia del principio attivo di partenza nel prodotto finale.

D’altronde, per legge, un prodotto per essere venduto come omeopatico non deve contenere più di un centesimo della più piccola dose utilizzata nelle medicine prescrivibili, e quindi, per legge, non può essere venduto un prodotto che contenga un dosaggio di principio attivo farmacologicamente efficace.

L’omeopatia funziona? Omeopatia cos’è.

Sebbene vi siano pubblicazioni di vari studi, allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche (quella dei simili, la succussione o l’utilità delle diluizioni per potenziare i rimedi) secondo i canoni classici della ricerca scientifica.

Infatti, diversi studi condotti con una metodologia rigorosa hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici.

Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli che si ottengono con un placebo (una sostanza inerte).

D’altra parte sarebbero numerose le testimonianze personali che riferiscono di successi terapeutici dovuti all’omeopatia.

Ma questi potrebbero essere facilmente spiegabili con l’effetto placebo, con il normale decorso della malattia o con l’aspettativa del paziente.

L’effetto placebo è conosciuto da tempo, ha una base neurofisiologica nota e funziona anche su animali e bambini, ma il suo uso in terapia è eticamente discutibile e oggetto di dibattito.

Presunti meccanismi dell’omeopatia.

D’altra parte, i presunti meccanismi di funzionamento dell’omeopatia sono contrari alle leggi della fisica e della chimica.

Anche l’annuncio di un ricercatore francese di aver scoperto una prova dell’esistenza della “memoria dell’acqua”, nel 1988, venne smentito da un esperimento di controllo, mentre i suoi risultati non sono mai più stati riprodotti da altri laboratori.

Lo studio, pubblicato su un’importante rivista scientifica, fu quindi ritirato.

L’uso dell’omeopatia è un’abitudine molto limitata e in continua diminuzione, rappresenta infatti meno dell’uno per cento dei prodotti venduti in farmacia in Italia.

L’omeopatia è sicura? Omeopatia cos’è.

Essendo una terapia basata su sostanze in quantità infinitesimali o inesistenti non vi sono rischi di effetti collaterali o pericolosi.

Ma sono comunque riportati eventi avversi gravi dovuti a errori di fabbricazione o contaminazione.

Curare con la sola omeopatia malattie serie può inoltre esporre a problemi ulteriori, anche gravi, perché può ritardare il ricorso a medicine efficaci e curative.

Come comportarsi e quali limiti?

In Italia l’omeopatia può essere praticata solo da medici chirurghi abilitati alla professione.

Questa norma non intende attribuire una base scientifica a questa pratica, ma solo garantire da una parte il diritto alla libertà di scelta terapeutica da parte del cittadino.

Dall’altro un uso integrativo e limitato alla cura di disturbi poco gravi e autolimitanti, evitando il rischio di ritardare una diagnosi più seria o che il paziente stesso sia sottratto a cure di provata efficacia.

In ogni caso, il medico deve specificare che il prodotto non agisce su basi scientificamente provate e raccogliere il consenso da parte del cittadino, secondo quanto prescritto dall’articolo 15 del Codice di Deontologia Medica.

Cosa dice la Legge? Omeopatia cos’è.

L’Ordine dei Medici è ente sussidiario dello Stato e deve rispettare e far rispettare le normative vigenti.

L’omeopatia è ricompresa tra le “medicine non convenzionali” (MNC) così come definite dalle Risoluzioni n. 75/1997 del Parlamento Europeo e n. 1206/1999 del Consiglio d’Europa, risoluzioni con le quali le istituzioni europee hanno invitato gli Stati membri ad affrontare i problemi connessi all’utilizzo delle medicine non convenzionali in modo da garantire ai cittadini la più ampia libertà di scelta terapeutica, assicurando loro il più alto livello di sicurezza e di corretta informazione.

Sono questi i livelli in cui collocare l’attività dei medici e degli Ordini.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la risoluzione WHO 56.31 del 28 maggio 2003, ha poi spinto gli Stati membri a formulare e implementare politiche e regolamenti nazionali nel campo delle medicine non convenzionali, con particolare attenzione alla formazione del personale.

La Conferenza Stato-Regioni del 7 Febbraio 2013 ha sancito l’accordo con il quale definisce i “criteri e le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dell’esercizio dell’omeopatia da parte dei medici chirurghi, degli odontoiatri, dei veterinari e dei farmacisti a tutela della salute e del corretto esercizio della professione”.

In tale accordo, ravvisata l’opportunità di tutelare “la libertà di scelta del cittadino e quella di cura del medico e dell’odontoiatra, entrambe fondate su un rapporto consensuale e informato.

Sul rispetto delle Leggi dello Stato e dei principi della deontologia professionale” si conviene che:

L’omeopatia è definita come metodo diagnostico e terapeutico, basato sulla “legge dei simili”, che afferma la possibilità di curare un malato somministrandogli una o più sostanze in diluizione che, assunte da una persona sana, riproducono i sintomi caratteristici del suo stato patologico.

Nella definizione di omeopatia sono comprese tutte le terapie che utilizzano medicinali in diluizione come specificato dal Decreto Legislativo n° 219 del 24/4/2006 e successivi atti.

L’omeopatia costituisce atto sanitario.

È attività riservata perché di esclusiva competenza e responsabilità professionale del medico chirurgo, dell’odontoiatra, del veterinario e del farmacista, ciascuno per le rispettive competenze.

L’omeopatia è considerata sistema di diagnosi, di cura e prevenzione che affiancano la medicina ufficiale avendo come scopo comune la promozione e la tutela della salute, la cura e la riabilitazione.

A tutela della salute dei cittadini vengono istituiti presso gli Ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri gli elenchi dei professionisti che esercitano l’omeopatia.

Per la valutazione dei titoli necessari all’iscrizione di detti elenchi, gli Ordini professionali istituiscono specifiche commissioni.

Cosa dice il Codice Deontologico?

Il Codice di Deontologia Medica, nel testo approvato nel 2014, regolamenta l’esercizio delle medicine non convenzionali all’articolo 15.

Art. 15 Sistemi e metodi di prevenzione, diagnosi e cura non convenzionali.

Solo il medico può prescrivere e adottare, sotto la sua diretta responsabilità, sistemi e metodi di prevenzione, diagnosi e cura non convenzionali nel rispetto del decoro e della dignità della professione.

Il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia.

IQuesto medico garantisce sia la qualità della propria formazione specifica nell’utilizzo dei sistemi e dei metodi non convenzionali, sia una circostanziata informazione per l’acquisizione del consenso.

Il medico non deve collaborare né favorire l’esercizio di terzi non medici nelle discipline non convenzionali riconosciute quali attività esclusive e riservate alla professione medica.

Che cos’è l’Omeopatia? Omeopatia cos’è.

Con Omeopatia si intende un metodo di cura, basato sulla legge dei simili, che prevede l’utilizzo di un rimedio (detto rimedio omeopatico) che produce nel soggetto sano gli stessi sintomi della malattia che si può curare.

Pertanto, il rimedio è simile alla malattia nella espressione dei sintomi che produce, ma di specie od origine diversa, cioè non è derivato o composto dello stesso agente causale della malattia.

Un altro chiarimento riguarda i vari tipi di Omeopatia in uso, poiché dalla iniziale ortodossia si sono poi formate diverse scuole e altrettanto diversi atteggiamenti terapeutici.

L’Omeopatia Unicista è quella più aderente al rigore hahnemanniano, perché prevede la prescrizione di un solo rimedio alla volta (un individuo nel corso della vita può richiedere anche rimedi diversi) che viene prescritto secondo i fondamenti dell’Organon.

L’Omeopatia Pluralista prevede l’utilizzo di più rimedi alla volta e in particolare, in quella che viene chiamata Omeopatia Complessista (o Clinica), è invalso l’uso di complessi, ovvero preparati che contengono, già nello stessa formulazione, sostanze diverse.

È questo un approccio più sintomatico che cerca di contrastare il sintomo piuttosto che la malattia, rimanendo in una sfera d’azione certamente più superficiale, sia dell’individuo che della sua sofferenza.

Il principio di similitudine in Omeopatia

Hahnemann arrivò alla formulazione di questo principio sostanzialmente attraverso due vie:

  • la sperimentazione (dapprima della corteccia di China e poi di altri rimedi),
  • l’osservazione delle leggi della Natura, analizzando ciò che succede quando nello stesso soggetto si incontrano due malattie che hanno sintomi completamente diversi (malattie dissimili), oppure malattie con sintomi comuni (malattie simili).

Il resoconto delle sue osservazioni, attinte da una grande quantità di esempi clinici che lui stesso o i suoi contemporanei avevano modo di osservare nel corso dell’attività medica.

Viene riferito nei paragrafi 34-42 e 43-51 dell’Organon e va sotto il nome di “Studio delle malattie simili e dissimili”.

In una successiva analisi, Hahnemann espone cosa si verifica quando nel corso naturale della malattia o della sovrapposizione di due malattie, il medico interviene con dei medicamenti allopatici.

Malattie dissimili. Omeopatia cos’è.

Nello studio delle malattie dissimili, Hahnemann prende in esame malattie completamente diverse tra loro che non hanno alcun sintomo in comune.

Gli esempi che riferisce sono tratti dalla situazione epidemiologica dell’epoca, dove erano molto più frequenti malattie per lo più infettive che oggi sono meno presenti, ma possiamo attualizzare lo stesso concetto con esempi più vicini alla nostra esperienza.

Primo caso

È il caso di una malattia nuova di debole intensità che si sovrappone, nello stesso soggetto, ad una malattia preesistente e più forte come intensità.

Hahnemann riporta l’esempio di una dissenteria leggera autunnale in un malato di tisi, che è una forma di tubercolosi cronica in fase attiva di riacutizzazione.

Risultato: la malattia nuova non ha la forza di manifestarsi e l’individuo continua a presentare i sintomi della vecchia malattia.

Potremo anche considerare il caso di una lieve forma influenzale che colpisce un soggetto già fortemente impegnato a contrastare una malattia cronica di cui è affetto, come il diabete mellito.

Durante un’epidemia influenzale, quindi, alcuni individui non si ammalano perché sono più robusti immunologicamente, ma solamente perché sono già malati di una forma cronica più impegnativa.

Secondo caso

È il caso opposto al precedente, in cui una nuova malattia acuta e forte come intensità si sovrappone nello stesso soggetto ad una malattia già esistente.

Risultato: in questo caso sarà la malattia nuova e acuta a manifestarsi sospendendo i sintomi della malattia antica, che poi si ripresenterà, più o meno modificata nella sua espressione, quando la malattia nuova più forte avrà completato il suo corso.

Hahnemann porta come esempio il caso di bambini che soffrono di epilessia nei quali compare una tigna (malattia infettiva della pelle).

In questi casi gli attacchi epilettici spariscono fino a quando è presente l’eruzione, ma non appena questa scompare, l’epilessia ritorna come prima dell’infezione.

Terzo caso

A una malattia cronica antica si sovrappone un’altra malattia cronica di uguale intensità.

Risultato: si origina una malattia complessa in cui ciascuna malattia guadagna il distretto dell’organismo che le è proprio.

Malattie simili. Omeopatia cos’è.

Quando in Natura si incontrano due malattie simili, dice Hahnemann, esse non si respingono mai, come nel primo caso delle malattie dissimili, mai si sospendono come nel secondo caso, mai convivono entrambi nello stesso soggetto.

L’esempio molto esemplificativo che riporta riguarda casi di morbillo con la tosse (la tosse non è un’evenienza comune nella storia del morbillo) che venivano guariti se questi bambini erano contagiati e si ammalavano di pertosse.

È evidente che le due malattie si assomigliano per un sintomo che hanno in comune, la tosse, e questo era sufficiente per permettere alla malattia più forte.

In questo caso la pertosse, non solo di sospendere, ma proprio guarire il morbillo: alla fine della pertosse i bambini non avevano più né i sintomi della pertosse, né i sintomi del morbillo.

Un altro esempio può essere il caso di un bambino con la dermatite che si ammala di morbillo o di varicella, cioè un’altra malattia con sintomatologia cutanea più forte rispetto alla malattia di base.

In questa situazione dopo il morbillo o la varicella la dermatite non compare più.

Un altro caso a tutti noto è l’effetto protettivo che il vaiolo vaccino ha nei confronti del vaiolo umano.

Soggetti contagiati dal vaiolo delle vacche risultavano immuni al vaiolo umano ben peggiore come mortalità.

Osservazione che segnò l’inizio della pratica delle vaccinazioni.

Quindi, una malattia può essere curata solo da un agente che produca sintomi simili, ma più forti d’intensità.

Questo ce lo dice una legge naturale che confermò Hahnemann nelle sue ricerche sperimentali.

Ovviamente, il vantaggio di un medicamento simile, rispetto ad una malattia simile più forte, è che:

  • il suo potere si estingue spontaneamente;
  • può essere dosato in modo da essere più forte, ma solo leggermente, rispetto alla malattia che deve curare.

In omeopatia possiamo concludere affermando che:

  • ogni sostanza biologicamente attiva (rimedio o farmaco) produce sintomi caratteristici in organismi sani suscettibili a quella sostanza;
  • ogni organismo malato esprime una serie di sintomi caratteristici che sono tipici della sua personale alterazione patologica;
  • la guarigione di un organismo malato può essere ottenuta mediante la somministrazione mirata del rimedio che in organismi sani ha prodotto un quadro sintomatologico simile.

Secondo Hahnemann, il farmaco allopatico agisce come una malattia dissimile più debole, se somministrato a basse dosi (e in questo caso non modifica minimamente la malattia per la quale è somministrato) o come una malattia dissimile più forte, se somministrato in dosi più consistenti o in individui più deboli.

In questo caso quasi mai si verifica solo una sospensione transitoria della malattia, perché per lo più la malattia riprende complicata dai sintomi del farmaco, quelli che chiamiamo comunemente sintomi iatrogeni.

Un individuo affetto da una malattia infiammatoria cronica, come l’artrite reumatoide, e che necessita di antinfiammatori per lungo tempo, a causa del trattamento, oltre ai disturbi della sua malattia, soffrirà anche dei sintomi indotti dalla terapia farmacologica.

Come ad esempio bruciore gastrico o ulcera nei casi più gravi, alterazione di alcuni parametri ematologici, ecc.

Il rimedio omeopatico. Omeopatia cos’è.

Abbiamo accennato che la denominazione di rimedio omeopatico si riferisce a quel medicamento diluito e dinamizzato la cui azione terapeutica è stata verificata tramite una sperimentazione sull’individuo sano.

Tale tipo di sperimentazione, il cui nome inglese è proving, è uno dei presupposti basilari su cui si fonda l’Omeopatia.

Il rimedio omeopatico ha due caratteristiche:

  • la diluizione o attenuazione energetica;
  • la succussione o dinamizzazione.

Entrambi questi passaggi, e non uno solo di essi, conferiscono al rimedio quella che si chiama la potenza omeopatica, ovvero la sua capacità energetica. L’uso della diluizione ha una sua precisa ragione storica.

Molte delle sostanze inizialmente provate erano derivate da composti altamente tossici e non potevano essere usate come tali per la sperimentazione.

Fu allora che Hahnemann iniziò a provarne l’effetto con dosi molto piccole, cioè molto diluite, somministrate ripetutamente nel proving fino alla comparsa dei sintomi.

I primi esperimenti omeopatici di Hahnemann.

Nel corso di queste iniziali esperienze riferì di aver osservato che se un paziente necessitava di un rimedio, ovvero se c’era corrispondenza tra il quadro della sua malattia e i sintomi indotti da quel rimedio nella sperimentazione.

Egli tendeva a essere molto sensibile al rimedio stesso.

Perciò si potevano utilizzare dosaggi molto più bassi (rimedi diluiti con piccole quantità della sostanza) di quelli necessari per ottenere una risposta in un soggetto sano (cioè nel proving).

Anche la succussione o scuotimento della soluzione nasceva da un motivo puramente pratico: rendere omogenea la soluzione stessa.

Solo in seguito si osservò che questo procedimento era necessario per aumentare l’effetto delle sostanze diluite.

Le tecniche di preparazione dei rimedi omeopatici sono oggi codificate dettagliatamente nelle varie farmacopee, di cui le più importanti sono quella tedesca e quella francese.

I materiali grezzi provengono da tutti e tre i regni della Natura e vengono estratti mediante solubilizzazione in acqua e alcool.

Se si tratta di materiali insolubili, essi vengono dapprima triturati e polverizzati con lattosio (che funge da substrato inerte) e poi portati in soluzione idroalcolica.

Le soluzioni di partenza sono dette tinture madri (T.M.). Da queste si procede per le diluizioni successive.

Le scale di diluizione sono:

  • la scala decimale (1:10), indicata con D, dh, X, x;
  • scala centesimale (1:100), indicata con le sigle C, ch, c;
  • la scala cinquantamillesimale (1:50.000), indicata con LM.

Esiste anche il metodo korsakoviano (K) in cui il flacone viene svuotato della soluzione ad ogni passaggio e si considera come goccia unitaria la quantità di liquido che rimane adesa alla parete del flacone.

Alla goccia, che convenzionalmente rappresenta in questo metodo l’unità, si aggiungono 99 gocce della soluzione idroalcolica e si procede alla succussione secondo il metodo hahnemanniano.

Le diluizioni più usate in omeopatia. Omeopatia cos’è.

Le diluizioni centesimali sono quelle storicamente più usate. Hahnemann utilizzò fino alla 30ch e la dose standard del proving è proprio questa.

Quindi, la sigla 30ch significa che siamo di fronte ad una preparazione secondo il metodo hahnemanniano, che la scala di diluizione è la centesimale e la sostanza ha subito trenta passaggi di diluizione e succussione.

Cioè ad ogni passaggio il flacone viene sottoposto ad un processo di scuotimento, dall’alto verso il basso, che convenzionalmente è ripetuto per 100 volte.

Nella pratica clinica le centesimali più utilizzate sono: 4ch, 5ch, 7ch, 9ch, 12ch, 15ch, 30ch, 200ch, 1.000ch, 10.000ch, 50.000ch, 100.000ch.

Le diluizioni cinquantamillesimali hanno un procedimento di preparazione diverso, che viene descritto da Hahnemann solo nella sesta edizione dell’Organon, edizione peraltro molto discussa anche in ambiente omeopatico.

In questo metodo di preparazione la sostanza subisce prima alcuni passaggi in fase solida, cioè attraverso la triturazione con lattosio.

Quando è ridotta ad un cinquecentesimo della parte iniziale viene portata in fase liquida e dinamizzata fino a 1/50.000 (che corrisponde alla 1LM).

Gocce e granuli omeopatici: quale preferire

Quindi, le sostanze arrivano nella forma finale come liquidi, tuttavia i rimedi si trovano anche in forma di palline di lattosio.

Globuli, più piccoli, nei tubi per la dose unica, e i granuli, più grossi, in tubi muniti di un particolare sistema che permette di dosare il numero delle palline e consente somministrazioni ripetute.

Per presentarsi in questo modo, le palline di lattosio vengono messe in contatto con la soluzione preparata del rimedio e poi essiccate.

Questo processo viene definito impregnazione, poiché il liquido impregna, dapprima superficialmente ma poi anche internamente, il globulo o il granulo.

Le variabili per ottenere una sufficiente impregnazione sono: il tempo per cui la soluzione rimane in contatto con il globulo e la quantità totale di globuli da impregnare.

Oggi le case farmaceutiche omeopatiche sono provviste di sofisticati metodi per controllare che il procedimento avvenga in modo corretto.

Differenze in omeopatia. Omeopatia cos’è.

Diversamente dalle palline di lattosio, i rimedi in gocce offrono il vantaggio di poter essere dinamizzati prima di ogni somministrazione, scuotendo il flacone con almeno 5 colpi, tuttavia sono più difficili da conservare.

Se occorre ripetere un rimedio che è già stato assunto in granuli, magari più volte nella stessa giornata quale è il caso di forme morbose acute, per esempio una febbre.

Si deve comunque passare alla fase liquida, sciogliendo i granuli in un dito d’acqua e poi agitando il bicchiere con un cucchiaino o meglio ancora utilizzando una piccola bottiglia di vetro e scuotendola dall’alto verso il basso per almeno 10 volte.

Questa azione si deve ripetere prima di ogni successiva somministrazione; è di fondamentale importanza la succussione tutte le volte che è necessaria una ripetizione della stessa diluizione.

Non bisogna poi dimenticare che nella maggior parte dei dosaggi utilizzati la quantità di sostanza presente si riduce a poche molecole, anzi al di sopra del numero di Avogadro.

Questo numero 6,02 x 1023 è il numero per ottenere la massa in grammi dal peso atomico relativo di una sostanza la chimica non riconosce più l’esistenza di materia nella soluzione.

Quindi, in Omeopatia si ha a che fare con sostanze altamente energetiche che richiedono notevole cura nel maneggiarle.

Come assumere i prodotti omeopatici.

I granuli non si devono toccare con le mani, i tubi e i flaconi andrebbero conservati in una zona della casa dove non vi si utilizzano profumi, aromi o spezie (la libreria sembra il posto più appropriato.

Oltre a questa osservazione di carattere pratico, l’utilizzo di sostanze a medio-alta diluizione (potenze superiori alla 12ch) è stata per lungo tempo al centro delle controversie che dividono la Medicina convenzionale dall’Omeopatia.

Meccansimo d’azione dei rimedi omeopatici. Omeopatia cos’è.

Esistono oggi numerosi studi fisico-chimici che spiegano il meccanismo d’azione di tali diluizioni; il problema rimane la riproducibilità di tali esperimenti data l’instabilità di queste diluizioni.

La riproducibilità di un esperimento, insieme alla verificabilità di una ipotesi di lavoro, rappresentano i due concetti fondamentali della ricerca scientifica.

Nel 1988 venne per la prima volta avanzata l’ipotesi della memoria elettromagnetica dell’acqua da Benveniste.

Quella che allora sembrava un’eresia, oggi è stata confermata da diversi gruppi di ricerca.

In pratica, l’acqua ha un comportamento dinamico e le molecole sono in grado di formare dei reticoli assimilabili ad un filo conduttore.

Quando l’acqua viene posta in un campo magnetico le molecole si mettono ad oscillare all’unisono in modo coerente, o come si dice, in fase. La frequenza di oscillazione può essere trasmessa ai liquidi biologici.

L’acqua si comporta cioè come un materiale non inerte e passivo, ma dinamico nella trasmissione di una informazione energetica.

Ogni stimolo fisico-chimico, e quindi anche la sostanza del rimedio, ha una certa frequenza di oscillazione che viene trasmessa all’acqua della soluzione, la quale continua a vibrare con la stessa frequenza anche quando la sostanza non è più presente.

Omeopatia perchè sono importanti le succussioni.

Il processo di agitazione del liquido (succussione) avrebbe proprio il compito di “riattivare la memoria dell’acqua” ad ogni passaggio di diluizione, cioè ‘rienergizzarla’ con la stessa frequenza corrispondente alla sostanza iniziale.

L’acqua fungerebbe così da messaggero, trasferendo poi la frequenza di oscillazione, ovvero l’informazione, ai tessuti e ai liquidi biologici dell’organismo che l’assume.

Sono state fatte altre ipotesi sul meccanismo di trasferimento dell’informazione da parte dell’acqua (tramite degli aggregati di molecole particolari, cavi al centro, che incorporerebbero così la molecola di soluto, i cosiddetti cluster) e la possibilità di una verifica sperimentale non sembra più così lontana.

La ricerca di base in Omeopatia ha ormai permesso di ritenere che il rimedio omeopatico sia dotato di una specificità nei confronti di sistemi ‘recettoriali’ dell’organismo.

Il segnale veicolato dalla soluzione viene riconosciuto specificamente dall’organismo bersaglio ed elaborato in modo da indurre un’azione positiva su tutto il sistema.

Si tratterebbe comunque di un’attività biologica in presenza di tracce di molecole, tanto che è stato coniato il termine di biologia metamolecolare, e l’informazione veicolata differisce da quella conosciuta dalla biologia e dalla farmacologia classiche.

Cos’è l’Omeopatia? Cosa è la medicina omeopatica?

Cos’è l’omeopatia e la medicina omeopatica? La medicina omeopatica è un sistema clinico-farmaceutico che utilizza microdosi di sostanze derivate da vegetali, minerali o animali allo scopo di stimolare la risposta di guarigione naturale.

Questo sistema afferma di curare le malattie utilizzando farmaci (chiamati solitamente “rimedi”) che vengono preparati secondo particolari metodiche di diluizione-dinamizzazione.

Essi sono scelti secondo una complessa metodologia che si basa essenzialmente sulla cosiddetta “legge dei simili”.

La legge dei simili nella medicina omeopatica

La “legge” o “principio” dei simili (o di similitudine) costituisce la principale acquisizione della omeopatia e la base per la sua comprensione.

Secondo questo principio, una malattia può essere curata somministrando al paziente una sostanza che nell’uomo sano provoca sintomi simili a quelli propri della malattia.

Il principio riscoperto soprattutto dal medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) era già presente in alcuni sistemi medici e filosofici dell’antichità (Ippocrate, S. Agostino, Paracelso).

Cos’è l’omeopatia e la medicina omeopatica? La legge dei simili

In pratica, ciò significa che:

Ogni sostanza biologicamente attiva (farmaco o rimedio) produce caratteristici sintomi in organismi sani “suscettibili” di essere da tale sostanza in qualche modo perturbati.

Ogni organismo malato esprime una serie di caratteristici sintomi che sono tipici dell’alterazione patologica di quel “particolare” soggetto.

La guarigione di un organismo malato, caratterizzata dalla progressiva scomparsa di tutti i sintomi, può essere ottenuta mediante somministrazione mirata del farmaco che produce un quadro sintomatologico simile negli organismi sani.

Ad esempio, il medico omeopatico, partendo dall’osservazione che il veleno d’ape (apis mellifica) provoca un ponfo caratteristico con dolore ed eritema mitigati dalla applicazione di impacchi freddi.

Somministra estratto di ape in preparazione omeopatica (diluito e dinamizzato) per curare pazienti che presentano orticaria con ponfi e dolori simili a quelli della puntura d’ape, anche se con altra eziologia.

Il Simillimum. Omeopatia cos’è.

Nelle sue prime formulazioni, tuttora presenti in alcune scuole, la prescrizione del rimedio è fatta non solo in base alla diagnosi, avendo essa importanza secondaria.

Cercando con estrema cura la corrispondenza del quadro sintomatologico della malattia con il quadro dei sintomi provocati da una determinata sostanza nei sani.

Se la corrispondenza è elevata o perfetta (rimedio come “simillimum”), la somministrazione anche di una minima dose del rimedio innesca nel paziente una reazione che porta, spesso dopo un iniziale aggravamento, alla guarigione.

La guarigione quindi non sarebbe effetto diretto soppressivo della sostanza somministrata “legge dei contrari”.

Il Proving

Allo scopo di identificare i rimedi più adatti alle singole circostanze, la farmacopea omeopatica si è venuta quindi costituendo sin dall’inizio a seguito delle prove di tipo “tossicologico”.

Queste venivano fatte somministrando a volontari sani piccole dosi delle più svariate sostanze e raccogliendo minuziosamente le risultanze sintomatologiche appena osservato qualche effetto.

La Materia Medica Omeopatica. Omeopatia cos’è.

Questi esperimenti, detti “provings”, sono stati raccolti nella cosiddetta “Materia Medica”, che è stata ed è continuamente aggiornata e contiene i dati sulla sintomatologia provocata da centinaia di diverse sostanze minerali, vegetali ed animali.

La Materia Medica è stata e continua ad essere sottoposta a verifica, modificata ed aggiornata anche dalle esperienze acquisite con i malati.

Infatti, affinché un particolare rimedio venga introdotto e usato nella farmacopea omeopatica, non è sufficiente che sia in grado di provocare dei sintomi in un soggetto sano.

Ma è necessario che dimostri di poter curare i malati che presentano i sintomi evidenziati durante i provings.

Un altro aspetto che va sottolineato, in quanto ricorrente nella letteratura, è il fatto che nella minuziosa e paziente analisi dei sintomi (detta “repertorizzazione”).

Viene data grande importanza a quelli più singolari, che possono evidenziare una particolare reattività individuale, nonché a quelli della sfera psicologica non meno che a quelli della sfera somatica.

Una corretta repertorizzazione richiede infatti un approccio analitico ed allo stesso tempo globale alla persona del malato.

Solo così, secondo la metodologia omeopatica, sarà possibile una scelta corretta del farmaco indicato per ciascun paziente.

Cos’è l’omeopatia? La legge dei simili

Un esempio può illustrare il concetto della scelta del farmaco in base alla legge di similitudine.

Arsenicum album

Tre pazienti con influenza sono trattati con tre diversi rimedi:

il primo presenta brividi, è ansioso, irrequieto, vuole essere coperto e desidera acqua fresca.

Occhi e naso scaricano liquido mucoso irritante che causa arrossamento del naso e del labbro superiore.

Presenta anche sintomi gastrointestinali (vomito e diarrea).

Il rimedio indicato per questo paziente è Arsenicum album.

Gelsemium

Il secondo paziente con la stessa influenza epidemica si sente stanco e letargico, ha brividi e lamenta cefalea occipitale.

Egli desidera qualcosa che lo riscaldi sulla schiena, stare fermo in letto e non fare alcuno sforzo.

In questo caso il rimedio indicato è Gelsemium.

Eupatorium perfoliatum

La terza persona ha febbre influenzale ed il sintomo più eclatante è una dolorabilità diffusa in tutto il corpo, come se tutte le sue ossa fossero state rotte.

Egli riceverà come rimedio Eupatorium perfoliatum.

E’ lo stesso virus influenzale che ha colpito tutti e tre i pazienti, ma le loro reazioni individuali all’infezione sono state diverse e di conseguenza anche il trattamento sarà differenziato.

Diversi tipi di sintomi: la febbre

Per il medico omeopatico un sintomo come la febbre dice poco in quanto è una reazione molto aspecifica del processo infiammatorio.

Ma egli sarà molto attento ad analizzare i tipi di febbre ed i sintomi concomitanti, per indirizzarsi alla scelta del rimedio giusto:

Una febbre con senso di caldo, arrossamento cutaneo, sudorazione, polso molto forte, cefalea pulsante, midriasi e fotofobia indicherà che il paziente necessita di Belladonna.

Una febbre insorta improvvisamente dopo un raffreddamento, con ansietà fino alla paura di morire, arrossamento cutaneo (ma non vi è sudorazione), polso pieno, duro, ma con miosi, con sete intensa ed insofferenza per le coperte indicherà Aconitum come rimedio di elezione.

Sono quindi i dettagli particolari, le sottili differenze, che orientano nella scelta.

L’Omeopatia è la più conosciuta tra le medicine non convenzionali e negli ultimi anni sta riscuotendo sempre più successo.

Sono in aumento le persone che si affidano a questa scienza perché propone un tipo di cura che guarda alla totalità della persona e non solo alla malattia in sé, a differenza di quanto fa la Medicina Allopatica.

Omeopatia un po’ di storia.

Forse non tutti sanno che questa disciplina non è nata in tempi moderni, cavalcando l’onda della ricerca da parte dell’individuo di un maggior benessere psico-fisico, ma è una scienza con una storia lunga e importante.

La nascita dell’Omeopatia viene collocata tra ‘700 e ‘800 ad opera di Christian Samuel Friedrich Hahnemann.

Le nozioni che vi sono alla base, però, risalgono a tempi ancora più antichi, tanto che il padre dell’Omeopatia può essere considerato Ippocrate (450-400 a.C.).

In questo nostro Viaggio nell’Omeopatia, grazie ad alcune domande e soprattutto grazie alle relative risposte, vogliamo fornire le basi per comprendere quali sono i principi alla base di questa disciplina, rispondendo ad alcune tra le domande più comuni e chiarendo i dubbi più diffusi.

Cos’è l’Omeopatia?

Per guarire una malattia, bisogna somministrare all’individuo che ne è affetto, un rimedio che gli provocherebbe, se fosse sano, la malattia che lo affligge.

Christian Samuel Friedrich Hahnemann

L’Omeopatia dal greco “omoios” (simile) e “pathos” (malattia) è un metodo terapeutico basato sulla somministrazione di dosi molto basse di sostanze capaci di provocare nell’uomo sano delle manifestazioni simili ai sintomi che manifesta il malato.

Il primo a trattare in maniera organica e organizzata il tema della cura Omeopatica è stato il medico tedesco Samuel Hahnemann, con la pubblicazione nel 1810 del libro “Organon of medical art”.

L’Omeopatia si fonda su alcuni principi fondamentali, che devono essere applicati tutti insieme:

  • Similia similibus curentur (legge di Similitudine);
  • Sperimentazione sul soggetto sano;
  • Rimedi potentizzati (diluiti e dinamizzati);
  • Forza vitale o dinamismo energetico;
  • Natura morborum medicatrix;
  • Dose minima;
  • Individualizzazione del paziente;
  • Individualizzazione del rimedio, rimedio unitario (monocomponente);
  • Concetto di malattia cronica e criteri di Hering per valutare gli effetti a lungo termine nel trattamento delle malattie croniche.

Probabilmente l’elemento più importante di distinzione tra Medicina Allopatica e Medicina Omeopatica è che in quest’ultima il medicinale è individualizzato.

Non possono essere costruiti dei protocolli di trattamento delle varie patologie che vadano bene per tutti, poichè individui di costituzione diversa si ammalano in modo diverso.

All’interno di ogni costituzione l’Omeopatia ha cercato e cerca ancora oggi di trovare ulteriori elementi caratterizzanti della risposta della singola persona per fornire una terapia il più possibile individualizzata.

Altro elemento cardine della scienza omeopatica è costituito dalla legge di Hering.

Hering fu un grande medico Omeopata tedesco dell’800, conosciuto come il “padre” dell’Omeopatia negli USA.

La legge di Hering è importantissima per l’Omeopatia perché segnala se la cura sta procedendo nella direzione giusta e quanto tempo ci vorrà per la guarigione.

Questa legge è espressa da 4 principi:

  • la malattia progredisce dall’esterno all’interno, mentre quando è curata guarisce dall’interno all’esterno: ci dice che la malattia ha sempre direzione centripeta (verso l’interno), mentre la guarigione ha sempre direzione centrifuga (verso l’esterno);
  • la guarigione dovrà verificarsi dall’alto verso il basso: la vera guarigione partirà quindi dal piano psicologico-mentale per arrivare al piano fisico-corporeo (ad esempio sparirà prima uno stato d’ansia di una gastrite);
  • questa guarigione dovrà iniziare dagli organi più importanti e proseguire in quelli di importanza minore;
  • la guarigione avviene in ordine inverso alla comparsa dei sintomi (la cura omeopatica farà “tornare alla luce” vecchi sintomi soppressi e scomparsi in passato).

Cos’è un medicinale omeopatico? Omeopatia cos’è.

Il medicinale omeopatico è un composto ottenuto attraverso un processo di diluizione e dinamizzazione.

La diluizione permette di aumentare l’efficacia dei/l principi/o attivi/o (Principio delle diluizioni infinitesimali, secondo cui l’azione dei medicamenti aumenta progressivamente con il diminuire della dose).

In genere, infatti, si utilizzano diluizioni medie e basse (maggior concentrazione della sostanza medicamentosa) per patologie acute e subacute.

Mentre si ricorre ad alte o altissime diluizioni (minor concentrazione della sostanza medicamentosa) per patologie croniche.

Con il processo di dinamizzazione, infine, il medicinale omeopatico viene agitato dopo ogni diluizione, potenziando così la sua azione terapeutica.

Le materie prime utilizzate per la preparazione dei rimedi omeopatici provengono dal mondo vegetale, animale e minerale.

Medicinali unitari e medicinali complessi: quali differenze?

Esistono due tipologie di medicinali omeopatici:

  • il medicinale omeopatico unitario: contiene un’unica sostanza diluita e dinamizzata. È tra questi che si va alla ricerca del “Simillimum” in grado di coprire da solo la totalità dei sintomi del paziente.
  • il medicinale omeopatico complesso: è costituito dall’associazione di più sostanze aventi azione sinergica nei confronti di una determinata patologia.

Solitamente contengono basse diluizioni e si utilizzano nel trattamento delle malattie acute; ottimi come coadiuvanti dell’azione del medicinale omeopatico unico in quanto dotati di spiccata azione drenante a livello degli organi emuntori, deputati all’eliminazione dei prodotti catabolici e di rifiuto.

Gli omeopati chiamati “unicisti” ritengono che i rimedi unitari abbiano la maggiore efficacia, in quanto non presentano incroci di sostanze; in questo caso la difficoltà consiste nell’individuare il farmaco più adatto al caso del singolo paziente.

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