Farmacopea omeopatica italiana

farmacopea omeopatica italiana omeopatia.altervista.org

Vediamo nel dettaglio cosa tratta la Farmacopea omeopatica italiana, quali metodiche e quali principi utilizza.

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La farmacopea omeopatica italiana è quel libro, quel trattato che tratta di omeopatia e ne definisce le linee guida per la preparazione, l’assunzione ed il consiglio omeopatico. I medicinali omeopatici sono dei prodotti ottenuti utilizzando sostanze di origine minerale, chimica, vegetale, animale e biologica attraverso metodi di produzione specifici, definiti nelle farmacopee ufficiali.

Caratteristiche dei medicinali omeopatici descritte nella farmacopea

La caratteristica dei medicinali omeopatici è quella di utilizzare sostanze altamente diluite e dinamizzate. Il processo di diluizione solitamente è responsabile dell’effetto di non rilevabilità del contenuto di partenza del ceppo omeopatico. In tali casi, il medicinale finito risulta, dal punto di vista chimicofisico, unicamente costituito da eccipienti.

Tuttavia, alcuni medicinali omeopatici possono essere costituiti da sostanze in concentrazione ponderale ovvero analiticamente rilevabile, oppure direttamente da tinture madri o macerati glicerici.

AIFA e medicinali omeopatici

I medicinali omeopatici commercializzati ope legis, per i quali è stato presentato ad AIFA il dossier di registrazione entro il 30 giugno 2017, possono rimanere in commercio fino al completamento della valutazione da parte dell’AIFA.

I medicinali omeopatici per i quali, invece, non è stato presentato ad AIFA un dossier di registrazione e che sono presenti nel canale distributivo al 1 gennaio 2020, sono mantenuti in commercio fino alla data di scadenza del medicinale indicata in etichetta e, comunque, non oltre il primo gennaio 2022.

Come la farmacopea omeopatica italiana definisce i medicinali omeopatici

Ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze.

Un medicinale omeopatico ha la denominazione scientifica del ceppo o dei ceppi omeopatici o in mancanza di questa la denominazione scientifica del materiale o dei materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o altra denominazione figurante in una farmacopea, accompagnata tra parentesi dalla denominazione propria della tradizione omeopatica seguita dal grado di diluizione.

Il Dipartimento Farmaceutico si occupa di tutte le questioni riguardanti la Farmacologia omeopatica

Oltre che per le competenze in Farmacoprassia, cioè nelle procedure di preparazione del medicinale omeopatico secondo le disposizioni di Farmacopea; e la conoscenza delle diverse scale e potenze omeopatiche, svolge ruolo di referente per la legislazione omeopatica italiana, relativamente alle definizioni di medicinale omeopatico, alle regole di registrazione e di pubblicità, e alle Farmacopee omeopatiche europee.

In ambito scientifico e della ricerca, può fornire informazioni e documentazione, come ad esempio i riferimenti bibliografici; sulle cosiddette prove scientifiche in Omeopatia e sulla sperimentazione omeopatica, il normalmente detto Proving.

Vuole rappresentare il tramite tra Omeopati e Farmacisti, ed essere di supporto a questi ultimi nell’interpretazione della ricetta medica omeopatica, nel consiglio competente, e nella crescita formativa del Farmacista in Omeopatia.

Collabora alla stesura di articoli per la rivista destinata al pubblico denominata “Il granulo”, che attualmente rappresenta l’unico strumento informativo; scritto da Omeopati e rivolto alla popolazione che usa Omeopatia o che voglia saperne di più per poter fare una scelta informata. Il Dipartimento Farmaceutico partecipa anche alla stesura di articoli per la rivista destinata alla classe medica Il Medico Omeopata.

Il medicinale omeopatico è una realtà normata e a prova di legge

Attualmente può essere ed è di riferimento, quale normativa che regola il medicinale omeopatico, il Decreto Legislativo n. 219 del 24 aprile 2006 (Gazzetta Ufficiale 21 giugno 2006, n. 142 S.O.) attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE.

Per la Veterinaria e in particolare per la Zootecnia biologica, nella cura degli animali destinati ad alimentazione umana, sono di riferimento il Regolamento CE 834/2007 e 889/2008 (attuazioni del precedente Regolamento CE 2092/1991) che dispongono l’uso di medicinali veterinari omeopatici, fitoterapici e oligo-elementi nell’agricoltura e nell’allevamento biologici (Reg. 834/07 Art. 14, comma 1, lettera e) punto ii) e 889/08 Art. 24, commi 2 e 4; tempi di sospensione al comma 5).

Il medicinale omeopatico consta di una definizione legale e di una dottrinale, che non sono conformi.
Per la Legislazione è omeopatico tutto ciò che è diluito e dinamizzato. Si definisce omeopatico anche un farmaco allopatico diluito e dinamizzato, anche se non sperimentato omeopaticamente. Si definisce omeopatico anche un prodotto complesso formato da più componenti.

Per la Dottrina omeopatica risulta un omeopatico solo ciò che è diluito, dinamizzato, sperimentato omeopaticamente, e prescritto secondo la Legge di Similitudine. Può essere omeopatico anche un farmaco allopatico diluito e dinamizzato, solo se sperimentato omeopaticamente.

Preparazione secondo la farmacoepa omeopatica italiana

Il medicinale omeopatico è preparato, secondo le disposizioni della Farmacopea Omeopatica Europea o, in assenza di questa, dalle Farmacopee utilizzate dagli Stati membri; da materie prime di origine vegetale (circa 80%), minerale (circa 15%), e animale (circa 5%). Vengono preparate a loro volta rispettivamente in forma di Tinture Madri, Triturazioni e Soluzioni, per i passaggi successivi di diluizione progressiva.

Del Regno vegetale si utilizzano le stesse parti drogali (ricche di principi attivi) che vengono riconosciute anche dalla Fitoterapia; semi, foglie, frutti, radici, fiori, capolini, cortecce, planta tota (pianta intera), parti aeree (solo parti emerse dal terreno, senza radici).
Le Tinture Madri sono estratti in soluzioni idro-alcoliche designate con i simboli “TM” o “Ø”, e se utilizzate come tali, hanno un meccanismo d’azione biochimico come i fitoterapici.

Del Regno minerale si utilizzano elementi singoli come classificati nella Tavola Periodica degli Elementi (Oro, Rame, Alluminio, Ferro, Zolfo, Fosforo, Piombo, Germanio, Iodio…); Acidi (acido nitrico, acido fosforico, acido solforico, acido cloridrico, ecc.); Sali composti (carbonato di calcio, solfato di potassio, nitrato d’argento, cloruro di sodio, ecc.) reperibili in Natura.
Sono triturate fino a polverizzazione e, dopo alcuni passaggi di diluizione solida con lattosio, vengono messi in soluzione liquida.

Del Regno animale si utilizzano escreti o secreti dalle ghiandole di animali più grossi (nero di seppia, veleni di serpenti e di ragni, veleno d’ape, ambra grigia rigurgitata dai capodogli, ecc.) o animaletti interi dopo macerazione (mosca cantaride, formica rossa, pidocchietto rosso Coccus cacti, ecc.).
Sono solubilizzati e conservati in soluzioni idro-alcoliche o essiccati in forme solide (polveri).

Sperimentazione omeopatica, un parametro fondamentale

Ci sono due tipologie di sperimentazione in Medicina; una per verificare l’efficacia di una sostanza (cioè la sua capacità di provocare degli effetti sull’organismo); l’altra per valutarne l’effettività (cioè la validità clinica nell’applicazione terapeutica sulla popolazione reale).

I medicinali omeopatici unitari hanno una propria e specifica sperimentazione perché Hahnemann, nel suo rigore scientifico di ricercatore, ha sempre tenuto in grande considerazione le prove dell’evidenza sperimentale.

Con 100 anni di anticipo sulla Medicina Ufficiale (1829-1830), ha codificato la sperimentazione dei medicinali omeopatici in cieco e contro placebo, certificando la purezza del medicinale usato, le abitudini dietetiche degli sperimentatori, il paritario bilanciamento tra i due sessi nei bracci sperimentali, ecc.

Per la Medicina Ufficiale Misurano l’efficacia del farmaco le sperimentazioni cliniche sui malati con RCT (Randomized Clinical Trials) nelle fasi sperimentali. Misurano l’effettività del farmaco le applicazioni cliniche sui malati dopo la sua immissione in commercio, e valutate in fase 4 secondo gli studi clinici RCT considerati più gerarchici. I risultati ottenuti su un campione ridotto sperimentale non sono uguali a quelli sulla popolazione reale, perché ciascun individuo è diverso dall’altro.

Come si misura l’efficacia

Per la Medicina omeopatica Misurano l’efficacia del medicinale le sperimentazioni pure sui volontari sani (provings). Misurano l’effettività del medicinale le applicazioni cliniche sui malati, prescritti individualmente secondo similitudine, e valutate tramite studi clinici osservazionali Commento; le terapie sono individualizzate e i medicinali utilizzati nella clinica sono gli stessi che si sono dimostrati efficaci nei secoli di utilizzo.

Se l’efficacia di una sostanza si misura dalla sua capacità di produrre effetti, allora i medicinali omeopatici la dimostrano con i Provings. In Omeopatia le sostanze sono testate su individui volontari sani, per valutare quali sintomi queste scatenino su soggetti ad esse sensibili, e di conseguenza quali sintomi cureranno quelle sostanze su individui malati. Questa in sintesi è la “legge di similitudine” a fondamento dell’Omeopatia.

In pratica, per sapere su quale quadro sintomatico sia efficace quella sostanza, si sperimenta su soggetti sani, “provocando” su di essi dei sintomi che saranno poi quelli da curare se riscontrati nei malati. Se si dice che Belladonna è efficace su febbri violente, con forte rossore, agitazione e calore… (e tantissimi altri sintomi) è perché si è verificato che nella sperimentazione su volontari sani sensibili; Belladonna ha scatenato tutti o parte di quei sintomi sui quali “funziona”. In altre parole non possiamo sapere a cosa serve una sostanza se non è sperimentata su individui sani.

Importanza del Proving

Il Proving omeopatico rappresenta l’aspetto scientifico e inopinabile dell’Omeopatia, ed è parametro imprescindibile per definire il rimedio omeopatico. Esiti ripetibili e comparabili (sostanze sperimentate da operatori differenti in luoghi differenti del mondo, portano agli stessi risultati, anche a distanza di centinaia di anni). In un certo senso dà la previsione dell’obiettivo terapeutico di quella sostanza, confermabile poi indiscutibilmente dalla sua applicazione clinica.

Poiché conosciamo l’azione delle singole sostanze sperimentate omeopaticamente, mentre non la conosciamo in associazione ad altre sostanze, l’azione di prodotti complessi (multi-composti) non è valutabile nel suo insieme, se non sperimentata appositamente come tale.

Farmacopea omeopatica italiana e somministrazione di omeopatici

Il medicinale omeopatico dà un messaggio sottile, puntuale e determinante, che non va confuso con cibo o sostanze aromatiche ed energiche durante l’assunzione; l’organismo deve potersi dedicare all’ascolto e alla ricezione/elaborazione di questo segnale curativo, senza interferenze. Esistono anche sostanze o alimenti che fungono da antidoti per alcuni rimedi.

Alcuni accorgimenti non particolarmente impegnativi sono una buona norma durante una terapia omeopatica; assumere il rimedio omeopatico mezz’ora prima di un pasto o 1-2 ore dopo, è una buona abitudine, e sufficiente ad avere un effetto pulito.

Via di somministrazione

La via sublinguale è quella preferita per l’immediatezza dell’assorbimento, senza dover passare per il tratto digerente, e per la minore interferenza con le altre sostanze. Sotto la lingua sono presenti molti vasi sanguigni per i quali il medicinale passa direttamente in circolo. È sufficiente trattenerlo per un minuto e poi deglutirlo.

Le soluzioni liquide (gocce) sono più biodisponibili, cioè il loro assorbimento è più immediato delle forme solide perché non c’è alcun eccipiente da dover sciogliere. Inoltre è possibile dinamizzarle ogni volta prima di ciascuna assunzione; questo espediente serve a diversificare il medicinale, a renderlo ogni volta rinnovato e più energico, e a ridurre i rischi di sensibilizzazione.

Hahnemann raccomanda comunque la solubilizzazione in acqua per raggiungere meglio “tutti i nervi”. A conferma di ciò, gli studi fisico-chimici più moderni ci indicano il veicolo acquoso come il vero portatore del messaggio elettromagnetico contenuto nella soluzione omeopatica1.

Per i bambini molto piccoli o lattanti, è possibile ridurre granuli e globuli in polvere; schiacciandoli tra 2 cucchiai o in fondo a un piatto, e raccoglierla con il succhietto bagnato o farla cadere direttamente in bocca al piccolo. La solubilizzazione in poca acqua è un altro comodo sistema.

Medicinali in gocce, anche se contenenti alcol, vengono assunti in quantità così piccole da non comportare pericolo alcuno già a partire dai 2 anni.

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